di Marco Merlini
Circa duemila i presenti. Disagi alla circolazione
Tanta pioggia, tanta musica, ma poca contestazione.
Street rave parade in tono minore quella andata in scena ieri organizzata dal Movimento arti libere. Nonostante i buoni propositi dei promotori che avevano annunciato dieci sound system intorno alle 15 non erano che quelli parcheggiati all’interno del parco di villa Angeletti.
La manifestazione era annunciata con un tema dominante, la denuncia del clima di repressione che si vive in questi ultimi tempi nelle città italiane. La stretta del governo, con i decreti anti-rave promossi un paio di anni fa, è stata la molla da cui è scaturita la protesta e che ha messo in moto la macchina organizzativa. In realtà, a conti fatti, al di là di qualche slogan lanciato dai vocalist sui furgoni, nessuno striscione è stato esposto per rendere manifesto il tema della parata.
Una parata che è stata in forse per ore: la partenza, inizialmente annunciata per le 17, è slittata alle 18. Ma le precipitazioni consistenti hanno spinto gli organizzatori a prendere tempo. Il continuo via vai di ragazzi all’interno del parco ha presto convinto tutti della necessità di dare comunque il via alla festa. Ritmi incalzanti e balli di massa per i circa duemila ragazzi, provenienti da tutta Italia e incuranti del meteo ingeneroso.
Intorno alle 18,30, con la fine della pioggia e una piccola lama di sole ormai al tramonto, è arrivata la comunicazione del via al corteo.
Nel frattempo il parco si era trasformato in una latrina a cielo aperto, con rifiuti sparsi ovunque e bisogni fisiologici espletati tra muretti e alberi.
Poco dopo le 19 è arrivata la chiamata alle armi, tutti in fila, dietro i furgoni per cominciare la lunga parata che da via Carracci, attraverso mezza Bolognina, ha portato i manifestanti alle Caserme Rosse. Con la promessa di ballare e sballare fino a notte fonda. A scortare il lungo serpentone danzante oltre alle auto della polizia, alle moto della municipale e a un’ambulanza, anche alcuni addetti con fascia arancione al braccio, a cui i ragazzi potevano rivolgersi in caso di bisogno.
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