di Mario Lavia
Appunti per Schlein
La segretaria del Pd ha definito pacifica la manifestazione pro Hamas, minimizzando gli episodi di violenza contro la polizia. Un errore politico grave, come quello di non visitare la sinagoga della Capitale nel primo anniversario del pogrom del Sabato Nero
«In quella piazza c’erano anche tanti ragazzi che semplicemente volevano trovare un luogo dove poter manifestare per la pace. E per fortuna è stata per lo più pacifica, al netto degli scontri che ci sono stati e che sono stati gestiti, anche se purtroppo con dei feriti».
Eh, no, cara Elly Schlein. Sabato in piazza non c’erano i buoni e i cattivi. Erano tutti cattivi.
Alcuni teppisti certo più degli altri, abbiamo visto come hanno cercato di attaccare i poliziotti. Non c’erano «ragazzi che volevano manifestare per la pace», perché tutti, dal primo all’ultimo, erano ben consapevoli che la manifestazione basata su una piattaforma esplicitamente antisemita e animata quantomeno da comprensione, se non peggio, del terrorismo e che quindi come tale non poteva non suscitare atti violenti, come infatti è avvenuto.
Nella vivida cronaca di Laura Cesaretti (Il Giornale di domenica scorsa) si legge: «Un nerboruto Cobas dell’Ilva: “I sionisti sono topi di fogna che portano malattie purulente, Israele è un tumore che va estirpato”. Hitler non avrebbe saputo dire meglio».
Questo era il tono. Questo il senso della peraltro scarsina adunata rosso-bruna (già, c’era pure qualche fascista): cancellare Israele dalla faccia della terra. Antisionismo, antisemitismo: tutt’e due c’erano, sabato a Roma, indistinguibili. Che poi per fortuna i danni siano stati lievi lo si deve solo alla professionalità delle forze dell’ordine e al fatto che i violenti fossero pochi ragazzini (a parte qualche cariatide del Settantasette che ancora si agita).
Attenzione dunque a non ripetere errori del passato. A non abbassare la guardia contro i violenti e chi li sostiene. Un conto è la discussione, la critica anche durissima al governo di Israele, o le istanze per reclamare un piano di pace. Altra cosa è teorizzare la guerra allo Stato ebraico evocandone la distruzione, inneggiare al Sette Ottobre come data d’inizio della Resistenza. Schlein ha ben chiara la differenza, intendiamoci, e infatti il Partito democratico, come tutte le organizzazioni democratiche, si è tenuto ben lontano dal raduno di sabato scorso: «Il Pd non ha niente da spartire con chi inneggia ad Hamas e festeggia il 7 ottobre».
A maggior ragione quella distinzione tra buoni e cattivi appare incongrua, sbagliata in punto di fatto. Peraltro seguita, nelle ore successive, da un silenzio assordante (rotto solo da Lorenzo Guerini e Walter Verini) mentre sarebbero state persino ovvie la condanna dei teppisti e la solidarietà alle forze di polizia.
Infine, a completare l’opera, ieri un altro brutto errore della leader del Pd: non essere andata lei personalmente alla Sinagoga di Roma per testimoniare la vicinanza del suo partito alla comunità ebraica nel primo anniversario del pogrom del Sabato Nero.
Vale anche per gli altri leader dei partiti del centrosinistra (che ora pare si chiami campo progressista) a eccezione di Carlo Calenda che poi però ha soprattutto criticato Israele, sbagliando evidentemente sede e luogo. Ma agli atti dell’anniversario del Sabato Nero resta soprattutto il fatto che la presidente del Consiglio è andata alla Sinagoga e la leader dell’opposizione no.
E questo è un fatto grave.
(LaPresse)