di Stefania Andreotti
Il rammarico
«Un amico mi ha chiesto di affittare quello spazio per farci delle riunioni. Non avrei mai immaginato una cosa del genere» giustifica il locatore di Fn. E alcuni cittadini valutano «una petizione per mandarli via»
«Un amico mi ha chiesto di affittare quello spazio per farci delle riunioni. Non avrei mai immaginato una cosa del genere». Parla il proprietario dell’immobile di viale Boldrini, in angolo con via Pesci, dove sabato ha aperto la prima sede di Forza Nuova dell’Emilia Romagna.
«Lo spazio era sfitto da cinque anni, prima c’era una rivendita di pane. La mia intenzione è farci un appartamento da aprire come bed and breakfast, ma devo aspettare che si interrompa il transito della vicina ferrovia, che verrà interrata. In attesa che il condominio mi dia l’autorizzazione per procedere con il mio progetto, questo conoscente si è offerto di occupare, con un contratto di un anno non rinnovabile, lo spazio che altrimenti sarebbe rimasto vuoto.
Quello che avevo inteso è che si sarebbe trattato di un’attività interna, non che avrebbero aperto una sede, sennò non lo avrei mai fatto. Mi sono pentito amaramente, mi sento imbarazzato, anche perché il condominio ha dovuto subire una cosa del genere. Io sono una persona al di fuori della politica, non appartengo a nessun partito né di destra né di sinistra, non avevo previsto quello che poi è successo. È davvero una brutta situazione che mi rendo conto di aver contribuito involontariamente a creare, ma l’ho fatto in buona fede».
«Io ho sempre votato dall’altra parte – interviene la compagna del proprietario – e quello che sta succedendo, ci sta creando un grande disagio, se ci sarà modo, proveremo a intervenire per porre rimedio». All’inaugurazione non sono andati, perché già in disaccordo con i nuovi inquilini. «Sono giorni che ne parliamo fra noi e con loro, siamo molto preoccupati, abbiamo sbagliato e ora non sappiamo come fare».
Non è chiaro se ci sono azioni da poter intraprendere, ma intanto alcuni vicini che sabato hanno osservato a distanza l’inaugurazione dello spazio, hanno avanzato l’idea di una raccolta firme per chiederne la chiusura. «Questo è un quartiere antifascista – ha detto un residente – in una città medaglia d’argento per la Resistenza, non possiamo accettare di convivere nella stessa strada con persone che appendono ai muri foto di Mussolini e vogliono abrogare la legge Scelba, che vieta in Italia la ricostituzione del partito fascista. Per questo stiamo valutando anche l’ipotesi di avviare una petizione per mandarli via».
«Io sono nata quando c’erano loro, ho fatto la fame, non è una bella cosa che siano tornati» dice una signora da un balcone vicino alla sede, e prosegue «l’altra sera hanno fatto un gran baccano, ero più tranquilla quando non c’erano, adesso non sono più serena, altroché sicurezza».
Ieri mattina la sede si presentava chiusa. Un signore passando davanti alle saracinesche abbassate, mentre portava a spasso il cane ha detto «mi sentivo più sicuro prima, questo è un bel quartiere, non ci sono particolari problemi, ma guarda cosa ci tocca vedere» e si è allontanato scuotendo la testa. Una zona della prima periferia cittadina è assurta improvvisamente alla ribalta nazionale suo malgrado.
«Siete stati voi giornalisti ad alzare un gran polverone» ci dice una signora che sta rincasando lì vicino. È pur vero che l’apertura, per la prima volta in regione, di un luogo di ritrovo di un partito di estrema destra con simpatie neofasciste, è una notizia a cui sarebbe stato colpevole non dare rilievo.
«C’è la libertà di espressione, penso che se lo hanno fatto, se li hanno autorizzati, non ci sono problemi, perché dovrei averne io? Certo è incredibile sentire ancora parlare di fascismo nel 2024, ma se non creano problemi a me e alla mia clientela, possono stare lì» ha affermato la titolare di un’attività commerciale nei pressi della sede. Non è ancora noto quali saranno le prossime iniziative in programma in viale Boldrini, ma sicuramente l’attesa è grande.