di Alessandra Ricciardi
L'autunno è arrivato, e immancabile anche lo sciopero della CGIL.
Nella giornata in cui alla sinagoga di Roma rappresentanti del governo e delle istituzioni commemoravano con la comunità ebraica le vittime israeliane del massacro di Gaza del 7 ottobre, la confederazione guidata da Maurizio Landini si riuniva per dare mandato alla segreteria di definire con le altre organizzazioni sindacali tempi e modalità di azioni utili a contrastare le scelte dell’esecutivo Meloni in vista della Manovra di bilancio, ritenendo che la mobilitazione dovrà culminare comunque in uno sciopero generale.
La legge di bilancio non è stata ancora neppure illustrata. Ma questo è del tutto ininfluente ai fini del giudizio: si mette nero su bianco che certamente ci saranno tagli alla sanità, alla scuola, ai contratti pubblici. La filosofia di fondo è: servono più soldi e più garanzie, quanto la legge stanzierà e per cosa conta poco, comunque non basterà.
Non c’è un confronto preventivo, ma uno sciopero preventivo, in nome di una contrapposizione netta a cui non si può rinunciare: “L’Organizzazione nel dare pieno sostegno alle iniziative di mobilitazione e di lotta già programmate che hanno valenza generale e che dovranno vedere la partecipazione di tutti”, e dunque di Metalmeccanici, Statali, Pensionati,
Trasporti, ritiene che sia “necessario che la mobilitazione arrivi fino allo sciopero generale”. L’ultimo sciopero generale dei settori pubblici e privati si è tenuto il 17 novembre 2023, proclamato da CGIL e Uil contro la seconda Finanziaria del governo Meloni: non andò benissimo, con adesioni sotto al 5% nei settori pubblici e sotto il 10% nel privato, stando ai dati raccolti dagli organismi di controllo. Per i sindacati coinvolti invece le adesioni ebbero punte del 70%. Ora il sindacato che fu di Giuseppe Di Vittorio ci riprova.
Ma in una stagione di profonde trasformazioni del mondo produttivo, con la crisi energetica mai superata e una rivoluzione, quella green, che sta costando lacrime e sangue a mezza Europa, con un superbonus costato quasi 130miliardi alle casse dello stato e stime sulla crescita dell’Italia riviste al ribasso, basta andare nelle piazze e conquistare le prime pagine dei giornali per costruire una alternativa?