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Addio a Massimo Battista, che lottò contro l’Ilva (ilfoglio.it)

di Adriano Sofri

Piccola posta

È stato operaio, ha promosso l’impegno dei Cittadini liberi e pensanti, l’iniziativa del Concerto dell’Uno Maggio, è stato, era ancora, consigliere comunale.

La famiglia e le compagne e i compagni, e Taranto, oggi lo piangono

Massimo Battista è morto, a 51 anni, per il tumore, ultima eredità della vita e della lotta contro l’Ilva. Ha salutato. “Dopo aver lottato con tutte le mie forze, per me, per la mia fantastica moglie e per i miei magnifici figli, la mia battaglia termina qui. Ho lottato tanto per questa città, ho sempre cercato di dare un futuro migliore alla mia amata Taranto. Ho combattuto come solo un leone sa fare”.

È stato operaio, ha promosso l’impegno dei Cittadini liberi e pensanti, l’iniziativa del Concerto dell’Uno Maggio, è stato, era ancora, consigliere comunale. L’avevo conosciuto prima alla fabbrica, poi al Circolo Nautico dell’Ilva (!), dove era esiliato, visitato fedelmente da vecchi compagni di lavoro e di lotta, con qualche bravo cane. Qualche scemo aveva scritto sul cancelletto (ma piccolo…) : “M. Battista imboscato”. (Gli esilii dell’Ilva sono stati scoperchiati dal bellissimo film di Michele Riondino, “La palazzina Laf”).

Oggi non ho ritrovato i miei appunti con il racconto di Battista, sono troppo disordinato, sono passati molti anni. Avevo, allora, pubblicato questa piccola posta, che ripeto, salutando la famiglia e le compagne e i compagni di Massimo, e Taranto, che oggi lo piange.

“Massimo Battista, operaio dell’Ilva di Taranto e cittadino libero e pensante, ha messo sul suo facebook (da ieri abbrunato per la nuova morte di lavoro) questo raccontino esemplare: ‘Capitano tutte a me, stasera mentre camminavo in via Plateja si avvicina una nonnina mi chiede sint bell piccinn taghi vist in televisione ma l sol d l’imu quand m lann dà’ / ‘Senti bello mio ti ho visto in televisione, ma i soldi dell’Imu quando me li danno’ / trad. mia, / ‘io gli ho risposto signora vedete meno la televisione e facim a rivoluzion ma no quedd civil’ / ‘e facciamo la rivoluzione ma non quella civile’ (trad. mia)”.

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