Le intercettazioni del M5s Scarpinato con il pm antimafia accusato di aver favorito la mafia (open.online)

di Alba Romano

È successo durante conversazioni con l’ex pm 
Gioacchino Natoli.

L’ex pubblico ministero e senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato è stato intercettato casualmente dai magistrati di Caltanissetta.

È successo durante conversazioni con l’ex pm Gioacchino Natoli. Accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra. Insieme con l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, oggi presidente del Tribunale del Vaticano.

Le registrazioni sono state effettuate mentre Natoli doveva essere ascoltato dalla Commissione Antimafia. I due avrebbero concordato domande e risposte. E il tentativo di orientare l’indagine sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino verso l’eversione di destra. Discolpando la procura di Palermo.

Mafia e appalti

Al centro dell’indagine di Caltanissetta c’è il dossier Mafia e Appalti. Confezionato nei primi anni Novanta e posto all’attenzione di Falcone, svelava le connessioni tra politica, imprenditoria e Cosa Nostra in affari che uscivano dalla Sicilia per arrivare in tutta Italia. Secondo La Verità, che racconta la vicenda in un articolo a firma di Giacomo Amadori, sarebbero «captazioni interessanti».

Che potrebbero mettere in dubbio proprio la permanenza di Scarpinato in Commissione. Sarebbero state effettuate da una microspia collocata nello studio di Natoli e avrebbero registrato sia le conversazioni avvenute dal vivo che quelle realizzate tramite Whatsapp. In questo caso le cimici avrebbero registrato solo la voce di Natoli, ma, in considerazione degli argomenti trattati, non è stato difficile decifrare chi fosse il «Roberto» con cui l’indagato aveva parlato.

Scarpinato e Natoli

Natoli avrebbe dovuto confutare le dichiarazioni di Lucia Borsellino e Fabio Trizzino, che avevano criticato la sua attività da pm. Una elle frasi è stata: «Tu mi alzi la palla e io la schiaccio». A Caltanissetta è indagato anche il generale della Guardia di finanza Stefano Screpanti.

L’accusa di favoreggiamento viene da un ordine di smagnetizzazione delle bobine con le intercettazioni registrate in un filone dell’inchiesta mafia e appalti che riguardava i fratelli Buscemi e Bonura.

Un documento datato 25 giugno 1992 e firmato dall’allora sostituto procuratore Natoli, in cui figura un’aggiunta a penna che dispone anche «la distruzione dei brogliacci», frase che secondo gli inquirenti sarebbe stata vergata da Pignatone, la cui famiglia, nel 1980, aveva acquistato una ventina di immobili, tra appartamenti, garage e ripostigli proprio dai Buscemi e da Bonura.

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