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Per l’assemblea generale della Cgil è "necessario che la mobilitazione arrivi fino allo sciopero generale".
Maurizio Landini si toglie i vestiti del capo sindacale e si mette nei panni dell’oppositore politico del governo Meloni. Davanti a una legge di Bilancio che ancora non esiste nero su bianco, la Cgil, guidata ovviamente da Landini, sceglie di mobilitarsi contro l’esecutivo Meloni “fino allo sciopero generale”.
Di fronte a indiscrezioni giornalistiche e annunci roboanti dei ministri, i sindacati mettono da parte il beneficio del dubbio e si scagliano contro le misure (solo annunciate in parte e mai approvate) del governo di centrodestra.
La Cgil ha già annunciato battaglia. Prima ha lanciato la mobilitazione contro le politiche del governo e poi ha avvertito della possibilità di arrivare fino allo “sciopero generale”.
A confermarlo una volta per tutte ci pensato l’assemblea generale del sindacato, che ha approvato una relazione nella quella si legge: “È necessario che la mobilitazione arrivi fino allo sciopero generale”. Il motivo è presto detto: “La prossima legge di Bilancio, sostiene il sindacato rosso – inaugurerà una lunga stagione di rigore e tagli a sanità, istruzione e ricerca, previdenza, contratti di lavoro pubblici, enti locali, investimenti”.
Così il numero uno del sindacato più importante d’Italia ha ricevuto il “mandato di verificare e definire con le altre organizzazioni sindacali confederali le modalità e i tempi” della mobilitazione, “utili a contrastare le scelte del governo in vista della manovra di bilancio”. Le critiche sono tanto dure quanto vaghe. Secondo la Cgil, le decisioni del governo meloni seguirebbero una “precisa scelta politica: quella di non toccare extraprofitti, profitti, rendite finanziare e immobiliari, grandi patrimoni, evasione fiscale e contributiva”.
Ma non solo. Nella relazione approvata dalla Cgil si legge che “la prossima legge di bilancio inaugurerà una lunga stagione di rigore e tagli alla sanità, a istruzione e ricerca, alla previdenza, ai contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici, agli enti locali, agli investimenti”.
Le lotte anti-governative non possono attendere. Oggi il sindacato, quando la Camera voterà il ddl Lavoro, scenderà in piazza a Roma insieme alla Uil.
La legge, hanno dichiarato le due organizzazioni, “renderà ancora più precario e più povero il lavoro. Il governo continua a non affrontare i veri bisogni del mondo del lavoro, a partire da giovani, donne e persone più vulnerabili che, anzi, vedranno aggravarsi ulteriormente la loro condizione”.