Vittima dei ProPal
La cagnara contro l’assessore dimissionario di Livorno non è dovuta tanto alla rabbia delle associazioni Lgbtq+. La verità è che lui ha criticato le vignette anti israeliane del Fatto Quotidiano, e gli è piovuto addosso un diluvio di ipocrisia e idiozia
Livorno. Ci sono i ProPal, non i Lgbtq+ all’origine della cagnara contro Simone Lenzi, assessore dimissionario alla Cultura. Come si è letto, due post su X di Simone Lenzi giudicati transfobici hanno scatenato la rabbia delle associazioni Lgbtq+ livornesi.
Tale fu l’ira che il sindaco Luca Salvetti dovette pretenderne le dimissioni da assessore alla cultura. Questo si racconta.
Solo che il primo post è di aprile, quando Lenzi è assessore e il secondo di agosto quando – di nuovo – Lenzi è assessore. Nel frattempo infatti a giugno si erano svolte le nuove elezioni comunali, Lenzi con la sua lista aveva aggiunto il quattro per cento dei voti alla maggioranza, e senza obiezione alcuna era stato riconfermato assessore. Il post di aprile era stato visto e variamente commentato, quello di agosto lo stesso. Ma a nessuna persona gay o associazione Lgbtq+ era passato per la testa di chiederne le dimissioni, né prima o né dopo le elezioni.
E allora perché questo putiferio? Perché Lenzi l’8 ottobre, viste sul Fatto le (efferate, ma viva la libertà di espressione) vignette anti israeliane che raccontavano a modo loro l’eccidio di Hamas contro i ragazzi israeliani e le le famiglie nei kibbutz, ha pubblicato un post molto violento contro il quotidiano di Marco Travaglio e Mario Natangelo.
Questo non gli è stato perdonato. Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Tutti sanno che Lenzi non è né transfobico né omofobo, e che solo gli esponenti di una sottocultura suprematista gay (altrove fiorente in contrapposizione a quella suprematista etero) potrebbero metterlo in stato di accusa per le critiche a quelli che giudica eccessi di conformismo.
È stato quando Lenzi ha violato il dogma antisionista e ne ha messo alla berlina il quotidiano di riferimento, solo allora un diluvio di ipocrisia e idiozia ha rotto gli argini del buon senso e travolto non tanto Lenzi, stimatissimo scrittore e artista, quanto la credibilità del sindaco e della giunta comunale.