Piccola posta
L’arrivo del primo sparuto drappello di castigati, con un passo di sbarcati ancora ubriachi di mare.
Quanto alluminio in questo centro, e la tassativa esclusione del legno
Ho guardato con tutta l’attenzione di cui sono capace le riprese filmate del penitenziario italiano in Albania. Le autorità sono state molto liberali, e hanno consentito di visitare e mostrare i fabbricati, “i moduli”, la profusione di alluminio e altro metallo, la tassativa esclusione di legno, i locali di dimora coi quattro letti, a castello due a due, la pavimentazione verde-lenitiva, gli arredi – quattro sedili tondi senza spalliera in un blocco unico col tavolino rotondo tutto metallico, il reparto destinato ai richiedenti asilo, quello destinato ai respinti, e la struttura minore a parte adibita a galera nella galera, con le 20 celle chiuse da riservare agli ospiti che commettano reati o altre trasgressioni.
La sala con lo schermo televisivo nel quale gli ospiti potranno vedere Roma e i giudici che decideranno di loro, della loro sorte da remoto. Tutto questo ad altezza d’uomo, se questo è un uomo.
Poi generose riprese aeree, droni, con l’intero paesaggio di baraccamenti e il pavimento verde che così può ricordare un prato d’erba tagliata cortissima, rasa al suolo, che costituirà l’intera Italia camminabile dagli ospiti, perché fuori dall’alto recinto è Albania ed è vietata.
Cercate di capirmi. Ho guardato e riguardato come chi immagini di trovarcisi, a un titolo qualunque. Può succedere a quasi tutti, infatti. La vita può aiutare a compiere l’azione così tipicamente umana, di mettersi nei panni altrui.
Quella che spinge a guardare e riguardare la scena, compreso, ieri, l’arrivo del primo sparuto drappello di castigati, con un passo di sbarcati ancora ubriachi di mare, e a interrogarsi su quale sarà lo spazio prescelto dal primo di loro e dei loro imminenti successori per togliersi la vita.
Occorrerà ingegnarsi, in quel dispensario d’alluminio.
(ANSA)