Contro-informazione
A partire dall’occupazione ucraina della regione di Kursk, sui social media russi sono comparse lamentele nei confronti del regime.
Per spezzare la macchina da guerra di Mosca, l’Occidente dovrà far leva su episodi o argomenti capaci di incrinare la credibilità del dittatore russo
Quando lo scorso 6 agosto l’esercito ucraino ha occupato la regione russa di Kursk, il Cremlino ha scoperto di non avere tutto sotto controllo. La notizia dell’incursione nemica nel proprio territorio ha generato il panico nel Paese: Putin non era stato in grado di garantire l’inviolabilità dei propri confini. Sui social media russi sono comparsi commenti del tipo «Il nostro grande stratega sembra essersi cacato addosso, c’è dell’altro in arrivo», oppure «Vorrei che si sparasse subito. È orribile da vedere».
Nei giorni successivi, i sondaggi d’opinione russi hanno certificato il calo dei consensi verso il Cremlino: da sessanta a cinquanta per cento nel giro di tre settimane. Un crollo simile era già stato registrato nel giugno del 2023, in occasione del tentato colpo di stato del leader della Wagner Yevgeniy Prigozhin.
All’epoca dei fatti, i media statali avevano ritardato a dare la notizia, in attesa di istruzioni dal regime. Alcuni blogger militari avevano invece rotto il silenzio e si erano schierati dalla parte di Prigozhin. Di fronte a quell’imprevisto, qualcosa si era inceppato nella macchina della propaganda del Cremlino. E in molti se n’erano accorti.
Circostanze inaspettate come queste hanno avuto la forza di destabilizzare il solido apparato di informazione costruito da Putin in questi anni, svelandone imperfezioni e inefficienze. In un articolo pubblicato su Foreign Affairs, il giornalista britannico Peter Pomerantsev suggerisce che i partner occidentali dovrebbero approfittare delle falle del sistema comunicativo del Cremlino per indebolirlo.
Un piano di contro-propaganda che faccia leva su episodi o argomenti capaci di incrinare la credibilità del Presidente russo agli occhi dei suoi cittadini potrebbe deviare il corso di questa guerra, senza ingenerare una controproducente escalation bellica sul campo.
Fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, nel febbraio 2022, il regimedi Mosca ha soffocato i media liberali nel Paese, costringendo i giornali indipendenti a chiudere o ad andare in esilio, e bloccando l’accesso a piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter.
Parallelamente, ha autorizzato la supervisione dei canali Telegram e di altri social media pro-regime all’esercito, al Servizio di sicurezza federale e alle forze mercenarie. Agli utenti russi è stato concesso di esprimere opinioni o sfogare frustrazioni in Rete, a patto di non criticare Putin e le decisioni del Cremlino.
Momenti di crisi come l’invasione di Kursk o il tentato golpe di Prigozhin hanno fatto vacillare questa combinazione di propaganda ufficiale e repressione dell’informazione libera. All’indomani dell’iniziativa ucraina in Russia, la rete statale RT aveva comunicato che, stando alle dichiarazioni dell’esercito, Kyjiv non era riuscita a raggiungere il suo obiettivo di assicurarsi un punto d’appoggio nella regione.
La notizia voleva rassicurare i cittadini sull’inefficacia dell’attacco ucraino. I commenti sui social hanno mostrato, però, che il tentativo del regime era sostanzialmente andato a vuoto. Secondo Filter Labs, una società di analisi dati che usa l’intelligenza artificiale per analizzare i social media russi, il sentimento online nei confronti della dittatura era rimasto negativo per tutto il mese di agosto.
Qualcosa di simile si era verificato quattordici mesi prima. Nei giorni successivi all’iniziativa di Prigozhin, infatti, diversi canali Telegram pro-guerra avevano cancellato i commenti più critici nei confronti del Cremlino, cercando di sedare il diffuso malcontento popolare, che tuttavia era esploso.
«Questi crolli del consenso non significano che ci sia un movimento di massa nascosto all’interno della Russia che sostiene idee liberali o si oppone alla guerra», spiega Pomerantsev.
«Ma rivelano una debolezza centrale nella propaganda del Cremlino». Le vulnerabilità del sistema informativo di Putin, in particolare, riguardano i limiti del controllo e il modo in cui questo controllo influenza la fiducia popolare nei confronti del regime e nella sua capacità di condurre una guerra.
Sono principalmente due le tipologie di situazione che, negli ultimi anni, hanno messo in crisi la fiducia del popolo russo nei confronti di Putin. La prima, come visto, è l’evento imprevisto che mina la credibilità del Cremlino. La seconda riguarda le lamentele di lunga data che il regime fatica a gestire.
Un argomento che ha destato parecchi malumori tra i cittadini russi, ad esempio, è la sanità. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la spesa statale in questo settore è diminuita drasticamente, mentre è aumentata quella per la difesa. Nel bilancio del 2023, in particolare, Mosca ha tagliato la spesa per i servizi medici del ventitré per cento.
Come conseguenza, si sono allungati i tempi d’attesa per le visite mediche e la qualità del servizio è peggiorata. La gente ha così iniziato a riversare la propria rabbia sui social e a criticare il regime. In tutta risposta, i media legati al regime hanno dedicata grande attenzione ai nuovi (presunti) investimenti in ambito sanitario. La contromossa propagandistica, però, non è riuscita ad arginare il malcontento popolare, che ha continuato a montare per diverse settimane.
Altro tema caldo è l’economia. In tutta la Russia, perfino nelle regioni più prospere, i cittadini si sono lamentati che il loro stipendio abbia sempre meno valore per via dell’inflazione. Il debito delle famiglie è aumentato (del 16,9 per cento tra il 2021 e il 2022 e di un altro 18,1 per cento tra il 2022 e il 2023), e l’“indice di fiducia dei consumatori”, registrato dal Levada Center, è calato dell’otto per cento ad agosto.
Il Cremlino ha cercato di dissipare le preoccupazioni, dicendo che i redditi in realtà erano in crescita e l’economia in salute. Una bugia che, come prevedibile, non ha interrotto l’emorragia di rimostranze sui social russi.
In alcuni casi, i timori dei consumatori sono sfociati in episodi di violenza. All’inizio dell’anno scorso, a causa della carenza di uova nel Paese, diverse persone hanno aggredito gli allevatori di pollame. Come ha reagito la propaganda di regime? I media governativi hanno comunicato che in realtà di uova ce n’erano, e anche in grandi quantità. Risultato: i russi hanno dato per scontato il contrario e si sono precipitati a fare incetta di uova, aggravando ulteriormente la crisi.
Che si tratti di episodi imprevisti o di mancanze sistemiche, dunque, poco cambia. Nell’apparato di propaganda interna del Cremlino possono verificarsi dei cortocircuiti dannosi per la credibilità del leader agli occhi del popolo. Ed è in quei punti di debolezza, sostiene Pomerantsev, che l’Occidente deve colpire per fiaccare il potere di Putin.
La sfida che l’Ucraina e i suoi partner dovranno affrontare non è così diversa da quella condotta dal Regno Unito nei confronti della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. All’epoca, il governo Winston Churchill propose di mettere in crisi il potere di Adolf Hitler incoraggiando la nascita un contro-movimento democratico nel Paese rivale.
In un primo momento, l’iniziativa non sortì l’effetto sperato. I risultati del lavoro cominciarono a vedersi due anni dopo l’inizio del conflitto, quando una nuova sezione all’interno del Political Warfare Executive, l’organismo che supervisionava tutti gli sforzi di comunicazione estera britannici, mise in atto un approccio più pragmatico, fatto di radio sovversive, volantini e giornali di argomento sociale ed economico, che facessero leva sul profondo malessere vissuto dalla popolazione.
Sebbene non possa essere considerata un vero successo (di fatto, le stazioni radio furono rapidamente scoperte e la diffusione della stampa contro il regime bloccata), la campagna britannica fu a lungo guardata con ammirazione per i metodi con cui era stata condotta e per la pervasività della sua azione. Sondaggi fatti dagli inglesi con prigionieri di guerra tedeschi mostrarono che nel 1944 circa il cinquanta per cento si sintonizzava sulle loro trasmissioni.
Prendendo esempio dagli inglesi di ottant’anni fa, gli alleati di Kyjiv dovranno ora studiare una mirata controffensiva informativa contro la Russia. Sfidando le bugie del Cremlino e le false narrazioni sull’invasione dell’Ucraina, l’iniziativa potrà riaccendere la fiamma della verità e disintegrare la macchina dell’oscurità di Putin.
In che modo? In primo luogo, quando si presentano degli imprevisti negativi per il Cremlino, Europa e Stati Uniti dovranno sfruttare la mancanza di controllo governativo sui cittadini per assestare un colpo al potere di Putin. Un esempio: in seguito all’occupazione della regione di Kursk, la concessione alle truppe di Zelensky del diritto di colpire obiettivi militari in territorio russo.
In secondo luogo, si dovranno esacerbare le tensioni latenti in Russia. Oltre a sanità ed economia, un’altra potenziale bomba sociale per Putin è rappresentata dai risarcimenti finanziari per le famiglie dei soldati morti in guerra. Operazioni occidentali di contro-informazione rivolte ai congiunti dei militari al fronte potrebbero guastare l’umore delle truppe e incoraggiare defezioni.
«Minando continuamente il controllo del Cremlino su ciò che le persone dicono e fanno, tali sforzi renderebbero la leadership russa meno fiduciosa nella sua capacità di contenere i danni interni della sua politica estera», spiega Pomerantsev.