Se la politica fa un movimento strano (corriere.it)

di Aldo Grasso

Padiglione Italia

La farsa volge in tragedia.

A Beppe Grillo — il Fondatore, l’Elevato, il Manlevato — è stato dato il benservito: Giuseppe Conte lo ha licenziato nel salotto di Bruno Vespa, come fosse un peso morto, un fastidioso lascito del passato. Lo ha colpito e affondato nel suo punto più debole: togliendogli le palanche.

Una giusta nemesi storica nei confronti di chi invocava un processo di Norimberga per tutti i partiti, di chi, invece, ci ha lasciato un partito non diverso da tutti gli altri e ora si riduce a minacciare una «tremenda vendetta?»

Può darsi, intanto al suo posto si è insediato «l’avvocato del popolo» che sta patrocinando soprattutto sé stesso, la sua carriera, le sue mire politiche. Con la disinvoltura del neofita ha accelerato il processo di disfacimento del «Movimento», trincerandosi dietro ambiziosi propositi: ora il M5S è un partito al servizio di un temerario, di un epigono mosso da immobili furori.

Conte è sfuggente e camaleontico, funambolico ed equilibrista, si posiziona speculando sulle incertezze degli altri, in particolare del Pd di Elly Schlein. Per questo in Italia non esiste un’opposizione efficace.

Le avventure in politica dell’ex comico hanno suscitato molte ironie, ma ora il riso ha lasciato il posto all’imbarazzo.

La farsa ci diverte, la tragedia ci coinvolge.

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