di Mario Lavia
Conte the killer
Il leader del Movimento 5 stelle è riuscito nell’impresa di prendere solo il cinque per cento dei voti, dopo aver impedito con una fatwa l’ingresso di Italia viva nella coalizione di Andrea Orlando.
Ora Schlein dovrà gestire le conseguenze del declino grillino, e sperare in una gamba riformista (con Gentiloni?) per il suo campo largo
C’è una giustizia nel cielo della politica, certe volte. Giuseppe Conte – Conte the killer – ha fatto perdere il centrosinistra che egli vorrebbe condizionare, ed è rimasto sotterrato con tutta la pochette a causa dalle sue manovre. La Liguria ha decretato una vittoria di misura di Marco Bucci, una ideona che va ascritta a Giorgia Meloni che grazie alla faccia del sindaco di Genova è riuscita a raddrizzare una situazione compromessa dopo lo scandalo che ha costretto Giovanni Toti alle dimissioni e imposto le elezioni anticipate. Addio triplete, ora si rischia anche in Umbria.
Andrea Orlando, che ora ha il dente avvelenato con il capo del Movimento 5 stelle e anche un po’ con Elly Schlein che si è fatta mettere i piedi in testa dall’avvocato ha combattuto bene.
Ce la poteva fare ma è stato sgambettato da Conte the killer, l’uomo che ha distrutto il campo largo ponendo il veto su Italia viva e si è autodistrutto dopo la furibonda lite con Beppe Grillo finendo a un penoso cinque per cento (mentre l’antagonista, il Partito democratico, è volato verso il trenta per cento, se non di più).
Il Movimento 5 stelle, il partito populista che per tre lustri ha fatto il bello e soprattutto il cattivo tempo in Liguria è stato superato da Avs e dalla lista Orlando, acconciandosi al ruolo di cespuglio, e nemmeno il più robusto della coalizione.
Oltre a passare alla storia per la velenosa e sciagurata fatwa contro Matteo Renzi, che avrà pure pochi voti ma che sarebbero stati determinanti per far perdere il sindaco di Genova che, dopo il tana libera tutti di Italia viva, verosimilmente è stato votato da molti elettori renziani.
Un harakiri mai visto che è la causa dell’ennesima sconfitta regionale del centrosinistra, vincente solo in Sardegna e anche lì per una manciata di voti. E allora la coalizione diretta da una Elly Schlein comprensibilmente soddisfatta per il risultato di lista del Pd, ma corresponsabile della sconfitta di Orlando perché passiva nei confronti di Conte the killer, come il Cortez raccontato da Neil Young in Zuma, adesso ha due problemi.
Il primo è il declino del M5s, che politicamente può anche non essere un fattore negativo a patto che il Pd sia capace di raccoglierne i voti; e il secondo è la perdurante assenza di un soggetto politico a chiara vocazione di governo, capace di intercettare i consensi di chi non vuole rassegnarsi a una sinistra sbilanciata sull’antiamericanismo, poco sensibile ai temi della crescita e delle riforme, sorda sulle questioni del garantismo, che è esattamente il profilo della sinistra Pd e della coppia Fratoianni-Bonelli.
È un problema in primo luogo di chi avrà la voglia e la capacità di costruire la famosa gamba riformista. È evidente che da questo punto di vista, dopo il fallimento del Terzo polo, siamo a carissimo amico, ma è anche certo che finché non scenderanno in campo personalità come Paolo Gentiloni e altre che per ora non sono in campo, difficilmente i vari Matteo Renzi, Carlo Calenda, Luigi Marattin, Riccardo Magi saranno in grado di costruire quel qualcosa che oggi è mancato e ha fatto perdere Andrea Orlando in Liguria, e che domani farà perdere il centrosinistra in Italia.