di Giovanni Rodriquez
Con uno stanziamento di 136,5 miliardi, nel 2025 la spesa sanitaria sul Pil si dovrebbe intorno al 6,3%, al di sotto della media Ocse del 2022 (7%).
Al netto del simpatico siparietto del presidente del Consiglio, calcolatrice alla mano e calcoli sbagliati, il dato fornito parla di un incremento di 391 euro di spesa pro capite tra il 2019 e il 2025.
Manca però il confronto col resto d’Europa. Anche non considerando gli incrementi degli altri Paesi, la spesa pro capite italiana si collocherebbe comunque sotto la media europea visto il gap di 873 dollari registrato dall’Ocse nel 2022
Per il 2025, grazie alla legge di Bilancio, ci saranno in tutto 136,5 miliardi per la sanità. A confermarlo nuovamente è il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ieri sera ospite di Porta a Porta su Rai Uno. Rispetto all’anno precedente, ricorda correttamente Meloni, ci sarà dunque un incremento del Fondo sanitario nazionale di circa 2,5 miliardi.
A questa cifra, ricordiamolo, si arriva sommando agli 1,3 miliardi stanziati dall’articolo 47 della manovra varata nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, l’importo già previsto dalla precedente manovra. La spesa sanitaria sul Pil si dovrebbe così come confermare, come annunciato dallo stesso governo, intorno al 6,3%.
Se, come spiega Meloni calcolatrice alla mano, rispetto al 2019 ci sono oggi 22 miliardi in più sul Fondo sanitario nazionale rispetto ai 114,7 miliardi del 2019, resta invece pressoché invariata la spesa sanitaria sul Pil che, sempre nel 2019, si attestava al 6,4%.
Considerando l’incidenza sul Pil, in base ai dati Ocse, la spesa sanitaria pubblica italiana è stata nel 2022 (ultimo anno di rilevamento) pari al 6,8%, superiore a quella del Portogallo (6,7%) e della Grecia (5,1%), ma inferiore di ben 4,1 punti percentuali rispetto a quella tedesca (10,9%), di 3,5 punti rispetto a quella francese (10,3%), di 2,5 punti rispetto al Regno Unito (9,3%), e inferiore di mezzo punto anche rispetto a quella spagnola (7,3%). L’Italia si collocava dunque al di sotto della media Ocse (7%).
Anche l’investimento relativo al 2025 di certo non è quindi l’importante investimento di rilancio del Ssn che si vuole far intendere. Il “record” di stanziamenti sbandierato dal Governo in questi giorni lascia il tempo che trova visto che negli ultimi quindici anni, tranne in due casi, tutti gli anni il Fondo sanitario è cresciuto segnando un nuovo “record” di stanziamenti rispetto all’anno precedente.
Il confronto di spesa 2019-2025 fatto da Meloni dovrebbe poi tenere conto di alcuni elementi chiave quali le spese sostenute per far fronte ad una pandemia globale, l’invecchiamento progressivo della popolazione con l’incremento della domanda di salute, gli accantonamenti per i rinnovi dei contratti del settore e, soprattutto, la crescita dell’inflazione che ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto.
Passiamo poi al dato riguardante la spesa pubblica pro capite. Qui Meloni, sempre calcolatrice alla mano, ha provato a fare un calcolo confondendo i dati dei diversi anni: “Sto a sbaglià tutti i calcoli, dai. Ho fatto un casino!”. Al netto del simpatico siparietto, il dato fornito dal presidente del Consiglio parla di un incremento di 391 euro pro capite. Manca però il confronto col resto d’Europa. Facciamolo noi con i dati Ocse per contestualizzare questi dati.
La spesa sanitaria pubblica pro capite, a parità di potere d’acquisto, espressa in dollari statunitensi, l’unità di misura adottata dall’Ocse, in Italia nel 2019 era di 2629,24. Un dato ben inferiore rispetto ai 3479,87 del Regno Unito, ai 4314,28 della Francia e ai 5.389,89 della Germania.
Al 2022, ultimo rilevamento Ocse, la spesa sanitaria pro capite, a parità di potere d’acquisto, in Italia è stata di 3.255 dollari inferiore del 53% a quella della Germania (6.930), del 42% rispetto a quella della Francia (5.622) e del 27,3% rispetto al Regno Unito. Il gap della spesa sanitaria pubblica pro capite italiana, a parità di potere d’acquisto, era di 873 dollari nel 2022 rispetto alla media europea.
Pur tenendo conto degli incrementi di spesa attuati dal governo italiano, ed anche senza considerare quelli che riguardano gli altri Paesi europei, l’Italia continuerebbe comunque a confermasi ad un livello di spesa pro capite a parità di potere d’acquisto inferiore rispetto alla media europea.