di Francesca Del Vecchio
L’accordo è stato sottoscritto dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp.
Il no di Fp-Cgil e Uil-Pa
Firmato all’Aran – con una spaccatura tra i sindacati – il rinnovo del contratto 2022-24 del comparto Funzioni centrali, che interessa circa 195mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici tra cui Inps e Inail. L’accordo è stato sottoscritto dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, no invece da Fp-Cgil e Uil-Pa.
Le sigle firmatarie raggiungono la maggioranza del 54,6%. Il contratto prevede un incremento retributivo medio di 165 euro al mese, per tredici mensilità. A questi incrementi economici si aggiungono circa mille euro di arretrati medi mensili, calcolati al dicembre 2024.
Tra le principali novità, la possibilità della settimana corta, su quattro giorni: in via sperimentale e volontaria mantenendo le 36 ore settimanali, comportando ovviamente una giornata lavorativa più lunga, pari a nove ore più la pausa, oltre al riproporzionamento di ferie e permessi giornalieri.
Si tratta di una prima sperimentazione, che le amministrazioni possono decidere di attuare su base volontaria e con l’assenso del lavoratore, fermi restando i servizi da erogare.
«In pratica – evidenzia il presidente Aran – un’ulteriore norma di flessibilità che si aggiunge alla possibilità di fare smart working in modo più articolato a seconda delle esigenze delle amministrazioni, con la quota di lavoro agile che può superare anche la presenza in servizio».
Lo afferma Antonio Naddeo, presidente Aran, al termine dell’incontro con i sindacati che ha portato alla sottoscrizione del nuovo contratto per il pubblico impiego. «Tra le novità – sottolinea Naddeo – una maggiore valorizzazione del ruolo delle relazioni e della partecipazione sindacale e l’introduzione di una norma – già molto dibattuta a livello mediatico – che avvia la sperimentazione di una rimodulazione su quattro giorni, invece che su cinque, dell’attuale orario di lavoro di 36 ore settimanali, comportando ovviamente una giornata lavorativa più lunga, pari a nove ore più la pausa, oltre al riproporzionamento di ferie e permessi giornalieri.
«Innovativa – prosegue Naddeo – l’introduzione dell’age management, che stimola le amministrazioni a tenere in considerazione le diverse età dei dipendenti, con il duplice obiettivo di avviare un nuovo patto intergenerazionale, valorizzando al meglio chi ha maggiore esperienza, attraverso il “mentoring”, nei confronti dei più giovani, ma allo stesso tempo permettendo di attivare un “reverse mentoring” verso i più anziani, per esempio, sulle competenze digitali. Nel testo si rivolge, inoltre, una particolare attenzione nella contrattazione integrativa per i nuovi assunti. In particolare con specifiche indennità, lavoro agile e welfare aziendale».
Conclude Naddeo: «siamo chiamati a ridefinire un nuovo orizzonte alla Pubblica amministrazione e a rendere più attrattivo il lavoro, e sono certo che queste norme possono veramente avviare il cambiamento, iniziato con il precedente contratto firmato poco più di due anni fa, valorizzando le persone che ogni giorno garantiscono all’Italia servizi e competenze».