Le tribù inconciliabili (corriere.it)

di Antonio Polito

La carica virale del Covid-19 sarà anche 
scemata, ma l’infezione di furore e di 
odio che divampa tra le opposte fazioni 
e le rispettive concezioni del mondo 
cresce ogni giorno di più

Si sono divise, dal 1789 in poi, sul suffragio universale, sulla sovranità popolare, sul capitalismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, su Keynes e von Hayek. Ma mai prima d’ora su una prostatite. Che cosa è diventata la destra, che cosa la sinistra? Forse solo Giorgio Gaber riuscirebbe a spiegarci perché un virus sia stato capace di riaccendere, su feroci basi antropologiche, il conflitto antico tra seguaci del destino e fautori dell’uguaglianza. La carica virale del Covid-19 sarà anche scemata, ma l’infezione di furore e di odio che divampa tra le opposte fazioni e le rispettive concezioni del mondo cresce ogni giorno di più.

Il virus viene denunciato come complotto per rubare il potere a chi merita di gestirlo (Trump contro Biden, Salvini contro Conte), o invocato come Nemesi, in una selvaggia vendetta contro chi l’ha sfidato (Briatore, Bolsonaro, Johnson, quelli che «se la sono cercata»). Per chi ha vissuto epoche in cui destra e sinistra avevano un contenuto ideologico, questa deriva biologica della politica ha qualcosa di ripugnante, e di incomprensibile.

Molte spiegazioni di una tale radicalizzazione sono state avanzate. Una possibile è che la sinistra abbia più timore del virus perché crede di più alla comunità e al principio di precauzione; mentre la destra fa mostra di non piegarsi perché mette davanti a ogni cosa la libertà, l’individualismo, la vita come sfida. Insomma, razionalismo scientista contro Sturm und Drang.

Oppure si può sostenere, più «marxianamente», che l’epidemia abbia scavato lungo una linea divisoria già esistente: da una parte l’ansia di interventismo sociale, e dall’altra la voglia di «lasseiz faire», dunque conflitto tra diritto alla salute e libertà d’impresa. Oppure ancora, e questa tesi forse si avvicina più di altre a cogliere il segno, si può ricordare che la sinistra ha bisogno dello Stato per realizzare i suoi programmi ugualitari, di soldi pubblici e norme giuridiche, e niente come uno stato di emergenza funziona per giustificare lo statalismo.

Mentre la destra, almeno quella liberale, teme lo Stato e i moralismi, e pensa che sia piuttosto la soddisfazione dei vizi privati, anche al Billionaire, a generare pubbliche virtù e prosperità della nazione … leggi tutto

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