A giudicare dalle bombe su Kyiv sembra che Putin non si sia accorto del ritorno di Trump (ilfoglio.it)

di Adriano Sofri

Piccola posta

Nella telefonata vantata dall’entourage di Trump e negata da quello di Putin, il neo presidente avrebbe ricordato al Cremlino la presenza di forze e armamenti americani in Europa.

La replica russa è stata un’intensificazione da record dei bombardamenti

Dunque, le telefonate che avrebbero cambiato l’aria attorno alla guerra russa all’Ucraina, quella di Trump a Putin, vantata dall’entourage di Trump e recisamente negata da quello di Putin, poi quella indiscutibile e prolissa di Scholz a Putin – che dalla corte del Cremlino è stata puntigliosamente dettagliata, chiamo io o chiami tu: “E’ stato Scholz a chiamare” – avevano ambedue il proposito dichiarato di indurre Putin a rinunciare all’estensione degli attacchi.

Trump l’avrebbe fatto addirittura ricordandogli, un piccolo avvertimento, la presenza di forze e armamenti americani in Europa. La replica russa è stata un’intensificazione da record dei bombardamenti sulle città ucraine, fino al ritorno alle cifre a due zeri dei morti ammazzati, ieri, nella notte a Sumy e in pieno giorno a Odessa, dove i feriti sono stati decine.

Intanto gli ufficiali di Biden avevano fatto sapere che il divieto all’impiego dei missili americani di media gittata in territorio russo sarebbe stato revocato. Mosca ha commentato che si trattava di uno sviluppo molto grave e dalle gravi conseguenze. A Putin piace poter bombardare l’Ucraina da capo a fondo, occuparne il territorio, rapirne i bambini (Nello Scavo, “Il salvatore di bambini. Una storia ucraina”, Feltrinelli), arruolare undicimila soldati nordcoreani e prenotarne dieci volte tanti, senza sollevare alcuna obiezione nel fronte supposto nemico.

E scandalizzarsi dell’obiezione, prima ancora di lasciarla diventare ufficiale. Che la situazione sia insieme straordinaria e grottesca, lo mostra anche la coincidenza tra le reazioni di qualche esponente di partito di Putin – “è un passo verso la terza guerra mondiale” – e di Donald Trump, sia pure junior: “Biden vuole scatenare la terza guerra mondiale prima che arrivi papà”.

Mi auguro calorosamente che Zelensky e i suoi collaboratori evitino di partecipare della grottesca tragicità adeguando i loro aggettivi ai passi di danza delle decisioni militari e diplomatiche sul ciglio della scadenza di un’epoca: dal piano della vittoria al piano di resilienza al ritorno al piano della vittoria e così via. C’è un terremoto in corso. Nessuna parola può prendersi per l’ultima.

Ieri, mentre censivo le angosciose notizie dall’Ucraina, i morti, i feriti, le distruzioni, le regioni al buio e al freddo, la visita coraggiosa di Zelensky a Pokrovs’k e la baldanzosa rivendicazione russa di nuovi chilometri raccattati nel Donetsk, mi ha colpito un dettaglio giornalistico dal Kyiv Independent. Il quale ha anche lui una rubrica quotidiana sulle “Notizie più popolari”.

In testa, questa: “La tv di stato russa, mentre si congratula con il marito per la vittoria alle elezioni, trasmette foto esplicite di Melania Trump”. Il canale statale Russia 1, il più visto, dando notizia in prima serata della vittoria di Trump, aveva rimandato le immagini della modella Melania nel 2000. 

I conduttori-propagandisti, Olga Skabeeva e Yevgeny Popov, si erano soffermati ammiccando sulla “modella che indossava solo la biancheria intima, sdraiata su un tappeto blu con lo stemma degli Stati Uniti, come se i redattori della rivista maschile, GQ, sapessero qualcosa in anticipo sul suo futuro”.

Non è difficile spiegarsi il successo del ripescaggio (continua intanto la cascata di notizie sulla scoperta dei porno da parte dei soldati nordcoreani finalmente iniziati alle meraviglie della rete). Melania disabbigliata attira gli sguardi equanimi, ma al di là dell’attenzione piccante, c’è un doppio interrogativo.

Perché da parte russa, in una sede così ufficiale e controllata, si siano riesumate quelle immagini della prossima “First Lady per la seconda volta”, sorridendone e dandosi di gomito.

E se da parte ucraina, almeno dei lettori del quotidiano di Kyiv in lingua inglese, ci si chieda se l’accordo annunciato fra Trump e Putin possa essere incrinato dall’eccesso di zelo bombarolo dello zar, o dalle punture di spillo dei suoi cortigiani alla signora.

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