di Alice Tidey
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I Paesi della Nato puntano a rafforzare le loro difese e la posizione dell’Ucraina nella guerra contro la Russia prima che Donald Trump torni alla Casa Bianca, tra poco più di un mese
Gli alleati della Nato devono concentrarsi più sulla fornitura di assistenza militare all’Ucraina, in modo che si possa fermare la lenta ma costante avanzata della Russia, che sulle discussioni per possibili accordi di pace. A dichiararlo è stato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, mentre i ministri degli Esteri dei 32 Stati membri si riuniscono a Bruxelles per un vertice di due giorni.
Il dirigente olandese ha dichiarato ai giornalisti in una conferenza stampa, poche ore prima dell’inizio del vertice, che “la cosa più importante che dobbiamo fare ora” è assicurarci “che l’Ucraina, nel momento in cui deciderà di avviare dei colloqui di pace, lo faccia da una posizione di forza. Kiev non ha bisogno di opinioni su come si potrebbe effettuare un processo di pace.
Ed è su questo che ci concentreremo nei prossimi due giorni: su come far arrivare più aiuti militari in Ucraina, più difesa missilistica, un migliore coordinamento di tutto ciò che stiamo facendo”.
L’incontro sarà l’ultimo a cui parteciperà il segretario di Stato Antony Blinken, poiché il 20 gennaio si insedierà la nuova amministrazione statunitense, guidata da Donald Trump. Il presidente eletto repubblicano ha affermato di poter fermare la guerra entro pochi giorni dal suo insediamento, scatenando il timore che Washington possa tagliare il suo sostegno a Kiev e imporre dolorose concessioni territoriali come parte di un accordo di pace con la Russia.
L’inerzia della guerra, che dura ormai da più di mille giorni, sembra essere dalla parte del Cremlino, con la linea del fronte che si sta spostando verso ovest, mentre l’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk è in fase di stallo. La difesa di Mosca nella zona è stata aiutata dalla Corea del Nord, che ha inviato oltre 10mila soldati nella regione, secondo gli alleati.
Nel frattempo, Iran e Cina hanno fornito alla Russia tecnologie militari e a duplice uso, che sono state impiegate anche per colpire le infrastrutture civili, in particolare quelle energetiche, in Ucraina.
Zelensky: “Dobbiamo trovare soluzioni diplomatiche”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso lunedì all’agenzia giapponese Kyodo che “l’esercito ucraino non ha la forza” per riprendere alcuni dei territori occupati dalla Russia.
“Dobbiamo trovare soluzioni diplomatiche“, ha dichiarato, ribadendo la richiesta che il suo Paese diventi membro della Nato il prima possibile. Negli ultimi mesi, l’Ucraina ha firmato una serie di accordi bilaterali di sicurezza con i Paesi occidentali, ma per Kiev nessuno di questi può essere paragonato alla piena adesione all’alleanza militare per scoraggiare future aggressioni russe.
“Con l’amara esperienza del Memorandum di Budapest alle spalle, non accetteremo alcuna alternativa, surrogato o sostituto della piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino in un comunicato diffuso martedì mattina.
“Invitare subito l’Ucraina ad aderire all’Alleanza – ha aggiunto – costituirebbe una risposta efficace al ricatto russo e priverà il Cremlino delle sue illusioni sulla possibilità di ostacolare l’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina. È anche l’unica possibilità che abbiamo per fermare l’erosione dei principi chiave della non proliferazione nucleare e ripristinare la fiducia nel processo di disarmo“.
Il Memorandum di Budapest, firmato il 5 dicembre 1994, prevedeva che l’Ucraina rinunciasse al suo arsenale nucleare in cambio di garanzie da parte della Russia di non usare la forza o la coercizione economica contro la sua integrità territoriale o indipendenza politica. Rutte ha tuttavia affermato che gli accordi bilaterali fanno parte del percorso dell’Ucraina verso la piena adesione: “Durante il vertice di Washington (nello scorso mese di luglio, ndr), abbiamo concordato un percorso irreversibile verso la Nato, il che sta avvenendo passo dopo passo”.