Eurasiatismo
Come spiega Maurizio Molinari nel suo nuovo saggio “La nuova guerra contro le democrazie” (Rizzoli), il Cremlino sfrutta la tutela delle comunità russofone all’estero come pretesto strategico per legittimare interventi politici e militari nelle sue ex colonie, senza rispettare il diritto internazionale
Un elemento chiave per comprendere la strategia di Putin è l’importanza dei russofoni ovvero l’insieme delle persone di lingua e cultura russa che abitano al di fuori dei confini della Federazione sono presenti in numerose nazioni dell’ex Unione Sovietica, dall’Ucraina alla Bielorussia fino al Kazakistan e in molti altri Stati dell’Europa orientale e dell’Asia centrale. Per un totale stimato di quasi quattordici milioni di anime.
Queste comunità rappresentano un legame culturale e storico con la Russia e Putin ha dimostrato di essere pronto a difendere i diritti e gli interessi dei russofoni al di fuori del suo Paese, fino al punto da farne motivo di interventi militari.
L’annessione della Crimea nel 2014 è un momento cruciale: Putin giustifica l’operazione con la volontà di proteggere la popolazione russofona contro presunte minacce. Anche nell’Ucraina orientale, il Cremlino sostiene movimenti separatisti russofoni che rivendicano l’indipendenza da Kyjiv.
L’ideologia politica di Putin, da alcuni definita «eurasiatismo», promuove l’idea di una Russia come ponte tra l’Europa e l’Asia, sottolineando il ruolo centrale della cultura russa come collante per le diverse nazioni dell’area ex sovietica.
Questa visione si basa sul concetto di «Russkij Mir» (il mondo russo), che mira a proteggere e promuovere l’identità russa al di là dei confini della Federazione. Il concetto di «Russkij Mir» e il suo ruolo nel plasmare l’ideologia russa hanno radici profonde nella storia, la politica e la cultura nazionali.
Dal punto di vista strategico, questo sostegno ai russofoni si inserisce in una visione più ampia di consolidamento della sfera di influenza di Mosca nelle regioni confinanti, in un momento in cui la Russia si sente circondata da una crescente presenza occidentale. Putin percepisce i russofoni come un cardine per sostenere la presenza e l’influenza in queste aree, utilizzandoli come strumento di pressione politica ed economica.
Ecco perché l’importanza di questa componente demografica per l’ideologia e la strategia del Cremlino è evidente: rappresentano un’opportunità per la Russia di mantenere la sua influenza regionale e costituiscono una sfida a stabilità e sicurezza delle nazioni confinanti. L’equilibrio tra il diritto delle comunità russofone di preservare la propria identità culturale e la sovranità nazionale degli Stati ospitanti è cruciale per il futuro delle relazioni internazionali nell’Eurasia.
In tale contesto è interessante valutare la relazione tra le opinioni di Aleksandr Dugin, teorico politico, filosofo e attivista russo, e l’ideologia di Vladimir Putin. Dugin è noto per le visioni geopolitiche radicate nell’«eurasiatismo» e nella «quarta teoria politica», che comprende una critica sia al liberalismo occidentale che all’ideologia fascista e comunista.
Le opinioni di Dugin hanno un impatto nel dibattito politico in Russia e contribuiscono a plasmare il circolo intellettuale che più influenza Putin. In particolare, sia Aleksandr Dugin che Vladimir Putin esprimono un forte sostegno alla diffusione e la preservazione della russofonia. Dugin sostiene l’importanza della «civilizzazione russa» e la promozione dell’identità culturale russa all’interno dello spazio postsovietico e oltre i confini della Federazione.
Le sue teorie sull’«eurasiatismo» enfatizzano il ruolo centrale di Mosca come guida di una comunità culturale e geopolitica più ampia che si estende dalla Russia all’Europa orientale e centrale.
E Putin ha fatto leva su queste idee per promuovere attivamente la lingua e la cultura russe come elementi unificanti per i Paesi della Comunità degli Stati indipendenti (Csi) e per la diaspora russa nel mondo. Ha sostenuto la creazione di organizzazioni internazionali quali la Comunità degli Stati indipendenti e l’Unione economica eurasiatica per promuovere la cooperazione tra i Paesi che condividono la lingua e la cultura russe.