Immigrazione
Dalla lista dei Paesi sicuri all’emendamento “Musk”, il testo contiene misure di cui si è discusso molto nelle ultime settimane
Mercoledì 4 dicembre il Senato ha convertito ufficialmente in legge un nuovo decreto sull’immigrazione, ribattezzato “decreto Flussi”. Questo provvedimento, che era già stato approvato dalla Camera il 27 novembre, contiene misure che riguardano la gestione, appunto, dei flussi migratori. I decreti “Flussi” sono approvati ogni anno dal governo e stabiliscono il numero massimo di stranieri che possono entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro, oltre alle modalità con cui questi lavoratori possono fare richiesta di permesso per lavorare e risiedere in Italia.
Il nuovo decreto “Flussi”, appena approvato dal Parlamento, contiene però alcune novità su cui si è discusso molto nelle ultime settimane.
In questo decreto, infatti, è confluita la lista dei 19 Paesi considerati “sicuri” dall’Italia, inserita a fine ottobre dal governo in un decreto-legge che aveva l’obiettivo di mantenere operativi i centri per i migranti costruiti in Albania.
Da quando sono stati aperti questi centri, in due occasioni alcuni migranti provenienti da Egitto e Bangladesh – due Paesi entrambi considerati “sicuri” dall’Italia – sono stati portati in Albania dopo essere stati salvati nel Mar Mediterraneo.
Ma in entrambe le occasioni il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti nei centri, chiedendo alla Corte di giustizia dell’Unione europea di esprimersi sul nuovo decreto del governo.
L’emendamento “Musk”
Il nuovo decreto “Flussi” prevede poi che rimangano segreti i dettagli degli appalti per la fornitura di mezzi e i materiali ai Paesi terzi per il controllo delle frontiere, dei flussi migratori e delle attività di soccorso in mare. In altre parole, con questa nuova norma l’Italia potrebbe cedere a Paesi come la Libia o la Tunisia navi e motovedette per il controllo dei flussi marittimi senza doverlo rendere noto.
Sono state introdotte anche norme più stringenti per l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri. Tra le altre cose, il testo prevede che i datori di lavoro e i lavoratori stranieri sottoscrivano il contratto di soggiorno entro otto giorni dall’ingresso in Italia del lavoratore.
Il contratto di soggiorno è il contratto di lavoro stipulato dai datori di lavoro e dai lavoratori migranti, e consente il rilascio del permesso di soggiorno per il cittadino straniero. Se quest’obbligo non viene rispettato, il datore di lavoro rischia di non poter fare per tre anni ulteriori richieste per l’ingresso di lavoratori stranieri.
Per contrastare il fenomeno del “caporalato”, il decreto prevede la concessione di un permesso di soggiorno speciale per i lavoratori stranieri vittime di sfruttamento sul lavoro. Questo permesso ha durata di sei mesi e può essere rinnovato per un altro anno al fine di garantire assistenza legale ed eventualmente sanitaria al lavoratore sfruttato.
Le reazioni
Al contrario, come anticipato, il provvedimento è stato criticato dai partiti di opposizione: «Il principale effetto di questo decreto-legge sarà quello di aumentare il numero delle presenze irregolari, di alimentare lo sfruttamento, il lavoro nero e, al tempo stesso, di accrescere il rischio che coloro che verranno messi ai margini della società diventino preda della criminalità, altro che sicurezza», ha dichiarato il senatore del Partito Democratico Andrea Giorgis.
Prima del voto finale sul provvedimento, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha definito i centri per i migranti in Albania «una delle più grandi buffonate che si potessero pensare».