No Vax, Sì Lex (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

Quando un italiano (su tre) riceve una multa, non la paga. La colleziona.

La mette a riposare come un cuoco la carne: per renderla più morbida. Il segreto, con le multe, consiste nel saper praticare la nobile arte dell’attesa, ma soprattutto nell’accumularne il più possibile, perché maggiore è il numero delle contravvenzioni arretrate o delle cartelle esattoriali in sospeso e più frecce si avranno al proprio arco quando arriverà il momento di sedersi a trattare con lo Stato.

E quel momento, si sa, da noi arriva sempre. Basta aspettare il governo giusto e poi «chi la dura la vince», come ha affermato ieri con malcelato orgoglio Ignazio La Russa: quella di chi ignora i solleciti è evidentemente l’unica Resistenza che gli piace.

Il presidente del Senato fraternizzava idealmente con quei No Vax che non pagarono la sanzione prevista per chi aveva violato la legge e che adesso si vedranno condonare la multa, mentre i No Vax che la saldarono (i Sì Lex?) non se la vedranno affatto rimborsare.

È rassicurante scoprire che anche tra gli oppositori dell’obbligo del vaccino si era riprodotta la stessa dicotomia riscontrabile in qualunque altra comunità di connazionali al momento di pagare il conto: da una parte i ligi che borbottano, ma mettono mano al portafogli, e dall’altra i furbi che davanti alla minaccia incombente si comportano come gli opossum: fingendosi morti. Tanto chi la dura la vince.

E a perdere sono sempre gli stessi, che in italiano fa rima con fessi.

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