A Berlino, nel cuore di Kreuzberg, una volta quartiere di frontiera e oggi centro nevralgico (multi)culturale e artistico della capitale tedesca,
in uno degli angoli dello Skalitzer Park, si trova Bulbul Berlin. In arabo bulbul vuol dire usignolo ma, soprattutto nei paesi del Vicino Oriente, è anche un cognome molto diffuso e, in questo caso, è quello di uno dei suoi fondatori. Il Bulbul è un caffè e un circolo culturale gestito da giovani palestinesi e libanesi che ospita eventi, musica e molto altro.
Soprattutto, il Bulbul è diventato il punto di ritrovo per una giovane generazione di artisti, intellettuali, ricercatori, giornalisti, attivisti, per lo più libanesi, siriani e palestinesi che hanno eletto Berlino come luogo d’accoglienza in quella che, probabilmente, è la più grande diaspora che il mondo arabo contemporaneo abbia mai conosciuto.
Se ci si muove appena tra questi circoli ci si rende conto di come il centro del Mediterraneo ‒ in arabo al-Bahr al-Abyad al-Mutawassit, il “Mar Bianco di Mezzo” ‒ si sia spostato decisamente più a nord, a testimonianza di quanto i confini, le barriere geografiche e culturali siano labili, semplici tentativi di banalizzare una realtà che è molto più complessa e in continuo movimento.
Hanno scelto Berlino la scrittrice palestinese Adania Shibli per la quale il “Muro” è una realtà ancora estremamente viva nei paesaggi della sua terra d’origine, oltre ad alcuni scrittori egiziani, la cui interessante narrativa distopica racconta l’abisso in cui è sprofondato l’Egitto di al-Sisi. Hanno scelto Berlino, ancora, i libanesi Mazen Kerbaj, comic artist e musicista jazz, e l’attore e drammaturgo Rabie Mroue … leggi tutto