Musso per gli amici (corriere.it)

di Massimo Gramellini

Il caffè

Cominciamo col dire che nulla è più stucchevole del sostenere che in Italia ci sia ancora voglia di fascismo: come se, al di là di qualche sparuta e patetica frangia di nostalgici, esistessero davvero degli italiani che sentono la mancanza di una dittatura defunta da ottant’anni, al punto da sfruttare ogni occasione per inneggiare al fondatore di quel movimento reazionario ormai consegnato al giudizio della storia.

E continuiamo con il considerare che il calciatore Romano Floriani Mussolini, «Musso» per gli amici, bisnipote del fondatore suddetto nonché promettente esterno (destro, ma è un particolare malizioso) della Juve Stabia, ha tutto il diritto di farsi chiamare sulla sua maglietta F. Mussolini invece di Floriani M., in palese e meritorio ossequio alla riforma che ha equiparato il cognome delle madri a quello dei padri.

Tutto ciò detto e considerato, rimane un mistero il motivo per cui l’altro giorno, quando «Musso» ha segnato il suo primo gol in serie B e lo speaker ne ha scandito il nome di battesimo, centinaia di tifosi sugli spalti — non proprio una sparuta e patetica frangia di nostalgici — hanno gridato più volte il cognome materno, accompagnandolo con un movimento ritmico e sussultorio del braccio verso l’alto, che più che il tentativo di afferrare una mosca indisciplinata, ai soliti prevenuti è parso evocare il saluto r., se non addirittura il s. romano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *