Mosca cerca di minimizzare, ma rischia di innervosire gli alleati ex sovietici
Una medaglia per i meriti e un abbraccio affettuoso, dedicati dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov a suo nipote Khamzat, 27enne capo del Consiglio di sicurezza della repubblica caucasica.
Soltanto il giorno prima Khamzat si era vantato sui social della «distruzione di tutti i droni» nel cielo della Cecenia, negando che «qualcosa sarebbe stato colpito». Letteralmente un’ora dopo un aereo di linea della Azerbaijian Airlines ha compiuto un atterraggio di emergenza, esplodendo al contatto con la pista di Aktau, nel Kazakhstan.
Il volo 8432 era diretto da Baku, capitale dell’Azerbaigian, a Grozny, ma non aveva ricevuto l’autorizzazione ad atterrare nell’aeroporto ceceno, in quel momento chiuso per un attacco di droni ucraini: il velivolo era quindi sparito dai radar, per ricomparire a sorpresa dall’altra parte del Mar Caspio, nella direzione opposta, fare due tentativi di atterraggio falliti ed esplodere al terzo.
Il disastro del giorno di Natale ha fatto 38 vittime: delle 67 persone a bordo se ne sono salvate 29, tutte occupanti delle ultime file dell’Embraer 190. I sopravvissuti hanno riempito il web di filmati agghiaccianti: si vedono le mascherine di ossigeno che dondolano davanti ai passeggeri urlanti, i buchi nei sedili e nella fusoliera, e si sentono voci che chiedono delle bende per medicazioni.
I telegiornali russi insistono che a provocare i danni sia stato uno «stormo di uccelli» nel motore. Ma i filmati dei buchi lasciati nella carcassa del velivolo hanno fatto nascere in diversi blogger militari russi un atroce sospetto: l’aereo azero avrebbe potuto essere stato abbattuto dall’antiaerea russa, che l’aveva scambiato per un drone ucraino.
Un sospetto confermato dalla reazione del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliev, che al momento della sciagura era diretto a un vertice dei Paesi ex sovietici a Pietroburgo, e che ha dato ordine di invertire la rotta e tornare a Baku mentre stava già sorvolando Mosca. Un gesto diplomatico clamoroso, che mostra la gravità dell’accaduto.
Fonti anonime del governo azerbaigiano hanno confermato a Reuters che il volo 8432 sarebbe stato colpito da un missile della batteria di difesa antiaerea Panzir-S, inviata in Cecenia dopo che Kadyrov aveva chiesto a Vladimir Putin di rinforzare le sue difese contro gli stormi di droni ucraini che attaccano aeroporti militari e depositi carburante in territorio russo. Mentre in Azerbaigian veniva proclamato il lutto nazionale, Kadyrov decorava suo nipote davanti alle telecamere.
Molti esperti si interrogano anche sulla dinamica misteriosa dell’incidente: l’aeroporto di Grozny poteva in effetti essere stato chiuso per l’attacco dei droni, ma a quanto pare l’equipaggio azero non era stato avvertito del pericolo. Inoltre, il volo 8432 non aveva avuto il permesso di atterrare in nessun altro aeroporto vicino russo, ed era stato costretto a sorvolare per un’ora il Mar Caspio, fino alla pista di Aktau.
Mentre nei social impazza la versione cospirazionista che i russi avrebbero respinto l’aereo nella speranza che sarebbe caduto in mare, cancellando le tracce del loro errore, l’indagine è stata affidata alle autorità del Kazakhstan, Paese dove si è consumata la tragedia. Il vicepremier di Astana Kanat Bozymbaev prudentemente dice di non potere «né confermare, né smentire» alcuna ipotesi.
Intanto le autorità kazakhe hanno arrestato il blogger Azamat Sarsenbaev, che aveva filmato l’impatto dell’aereo contro la pista. Resta da vedere se decideranno di assecondare la Russia o l’Azerbaigian: la testata di Baku Caliber_Az scrive che Aliev sta aspettando le scuse (e i risarcimenti) di Mosca, e i canali Telegram vicini al Cremlino riferiscono di un presidente azero «infuriato». Intanto la compagnia aerea israeliana El Al ha già sospeso i voli verso la Russia.
Una situazione imbarazzante per il Cremlino, che è riuscito finora ad alleviare parzialmente l’impatto sia economico che diplomatico successivo all’invasione dell’Ucraina proprio grazie ad alcuni ex satelliti sovietici di Mosca, Paesi come Azerbaigian e Kazakhstan appunto, che pur non sostenendo la guerra – e anzi, temendo il possibile espansionismo russo anche nei loro confronti – hanno però approfittato delle sanzioni per arricchirsi.
Proprio la testata Vyorstka ha rivelato che nel 2024 in Russia sono stati importati 28 aerei di produzione occidentale (americani, canadesi e francesi), aggirando le sanzioni attraverso Paesi terzi come la Turchia o il Kazakhstan. La complicità di molti governi del “Sud globale” (non solo postsovietico) è un elemento importante delle strategie di Putin, e Aliev in particolare era uno degli alleati più fidati di Mosca, alla quale doveva anche il sostegno nel conflitto con l’Armenia.
Ora, se l’ipotesi di un abbattimento – per quanto casuale – venisse confermata, Putin si troverebbe nella faticosa situazione di dover scegliere tra l’intoccabile Kadyrov e i vicini cruciali per la sopravvivenza dell’economia russa.