Che cosa ha scritto Angela Merkel nella sua autobiografia su Ucraina, Nato e Russia. Estratto da Appunti.
Il vertice Nato di Bucarest del 2-4 aprile 2008, nel quale si discuteva del futuro, possibile, ingresso nell’Alleanza atlantica di Ucraina e Georgia.
Un vertice fondamentale per la nostra storia contemporanea, l’anno prima, alla conferenza per la Sicurezza di Monaco, Vladimir Putin aveva declamato il suo discorso-manifesto per la ricostruzione di una Russia imperiale. Come conseguenza del summit di Bucarest, invaderà la Georgia nel 2008 e annetterà in modo illegale la Crimea nel 2014.
Il vertice Nato del 2008 e la posizione di Merkel
Angela Merkel arriva al summit determinata a opporsi alla richiesta del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, di ammettere Georgia e Ucraina al MAP, il Membership Action Plan, passaggio formale verso l’adesione.
E’ interessante come spiega la sua opposizione: Merkel scrive che all’epoca non credeva che lo stato di MAP “avrebbe avuto un tale effetto deterrente da indurre Putin ad accettare passivamente gli sviluppi”. E perché la prospettiva di una piena appartenenza alla Nato non avrebbe avuto un effetto deterrente?
Perché, secondo Angela Merkel, i Paesi dell’alleanza – a cominciare dalla Germania – non sono minimamente disposti a combattere per difendere Georgia e Ucraina, cioè ad adempiere al famoso articolo 5 che regola la difesa collettiva:
“Sarebbe stato immaginabile che io, come cancelliere, avrei chiesto al Bundestag un simile mandato anche per la nostra Bundeswehr e ottenuto la maggioranza necessaria? Nel 2008? Se sì, con quali conseguenze?”
Questa è la posizione dell’epoca della Germania – e in gran parte ancora oggi di molti Paesi europei, nonostante le dichiarazioni sul riarmo e il sostegno a Kiev.
Ma al summit di Bucarest la ben nota propensione di Angela Merkel a trovare un compromesso di breve periodo per rinviare i problemi al futuro la porta a commettere un errore che, con il senno di poi, si rivelerà catastrofico.
Quando prende la parola durante la cena dei capi di governo, non vuole dare l’impressione di una ostilità assoluta della Germania all’ingresso di Ucraina e Georgia nella Nato, ma neppure vuole concedere loro lo status MAP che avrebbe la conseguenza di prevedere qualche forma di implicita garanzia di sicurezza per i due Paesi da parte dei membri dell’alleanza.
E così si limita a dire che “Anche questi due Paesi un giorno saranno membri della Nato”. Un giorno, ma non oggi. Bush si prende un appunto e, dimostrando scaltrezza superiore a quella di Merkel, intorno a quella frase costruisce il comunicato finale del vertice, che la cancelliera non può che approvare.
Il disastro è compiuto: i Paesi della Nato promettono a Ucraina e Georgia che entreranno nella Nato, ma non prendono alcun impegno formale e così evitano di dare loro una copertura di sicurezza rispetto a Mosca.
Putin recepisce il messaggio: i due Stati satellite che lui considera parte della sfera di influenza russa, gli stanno sfuggendo, ma c’è ancora una finestra di opportunità per agire militarmente prima che ci sia una vera copertura da parte della Nato.
Merkel riporta poi le parole che Putin le ha confidato, parole che hanno un sinistro valore storico: “Non sarai cancelliera per sempre, e allora diventeranno membri della Nato, e io questo lo impedirò”.
Angela Merkel lascia la cancelleria il 6 dicembre 2021. Il 24 febbraio 2022 Putin lancia la sua offensiva completa sull’Ucraina. L’approccio di Merkel al contenimento delle ambizioni imperiali del presidente russo ha creato le condizioni perché lui sapesse esattamente quando, dove e come colpire.
Angela Merkel dice di aver pensato come risposta al commento di Putin: neanche tu sarai al potere per sempre, ma su questo si sbagliava, la Russia non è una democrazia liberale, le elezioni non contano, Putin è ancora lì, come peraltro aveva dichiarato alla stessa Merkel di voler fare durante uno dei loro primi incontri, nel 2005.
La Costituzione russa, le aveva spiegato, ha una grande differenza rispetto a quella americana: il limite dei due mandati vale solo per i mandati consecutivi, basta fare una pausa e il presidente può poi essere rieletto. Putin, a differenza di molti leader occidentali e di Merkel in particolare, annuncia sempre molto chiaramente quello che ha intenzione di fare e lo fa davvero.