La propaganda russa si sforza di presentare l’occupazione di parte di 4 regioni ucraine come una vittoria, sebbene fossero obiettivi secondari.
Ma se la Russia avesse attaccato solo nel Donbas i primi giorni dell’invasione, lo avrebbe occupato tutto in poche settimane. L’analisi di Ugo Poletti
In questi ultimi giorni del 2024 si vede spesso nei dibattiti televisivi in Italia discutere su chi abbia vinto o perso la guerra in Ucraina, la più sanguinosa che l’Europa abbia conosciuto dalla fine della seconda guerra Mondiale.
Molti noti commentatori televisivi votano per la Russia. Ma per poter dare una risposta seria a questo quesito, occorre fissare alcuni criteri di riferimento, in base ai quali fare dei ragionamenti.
IL CALCOLO FUORVIANTE DELLE PERDITE DI UOMINI E TERRITORI
Innanzitutto una vittoria non si misura semplicemente su dati quantitativi, come il numero delle perdite sul campo e su quanto territorio una parte belligerante ha strappato al nemico. Per esempio, è perdente chi ha avuto più morti, feriti e materiale bellico distrutto (navi, carriarmati, artiglierie, aerei, elicotteri), allora dobbiamo decretare che l’Ucraina ha vinto questa guerra. Infatti, le perdite di soldati russi sono molto più alte, rispetto al lato ucraino (su questo tutti gli analisti concordano).
Qualcuno potrà obiettare che in termini di percentuale sulla popolazione, il bilancio per gli Ucraini è più pesante. Tuttavia, se consideriamo le navi affondate (la perdita più costosa) e il numero di elicotteri, sistemi radar e carri armati distrutti, il vantaggio a favore degli Ucraini è schiacciante.
Se invece prediamo a parametro di riferimento i territori occupati da una delle due parti, allora la vittoria va certamente alla Russia, che ha occupato il 20% di territorio ucraino, rispetto all’inizio dell’invasione, il 24 febbraio 2022. Su questo indicatore, va però ricordato che c’è una differenza tra la conquista di 20 km2 di campi agricoli e foreste e una grande città.
I Russi non hanno conquistato le grandi città ucraine (ad eccezione di Mariupol, che non è paragonabile a Kherson, Kharkov o Dnipro).
Quindi, usando questi criteri si può arrivare a conclusioni opposte. Bisogna sceglierne un altro più convincente.
LA VITTORIA CALCOLATA IN BASE AGLI OBIETTIVI
Per calcolare in modo più obiettivo il risultato di una guerra, al di là dei proclami di entrambi le parti, occorre introdurre dei criteri qualitativi. La vittoria si deve stabilire in base al raggiungimento degli obiettivi fissati all’inizio della campagna. E siccome l’invasione l’ha scatenata la Russia, vanno analizzati i suoi obiettivi, che l’Ucraina, con la sua resistenza, ha impedito di raggiungere.
Ricordiamoci, che la guerra è un mezzo che uno stato utilizza per raggiungere uno scopo, per acquisire una posizione più vantaggiosa da un punto di vista politico, economico e diplomatico. Però, la guerra è uno strumento molto costoso: in termini di vite umane, di risorse economiche investite e in termini di rapporti con gli altri stati, perché costituisce uno shock per la comunità internazionale.
Ecco perché ogni stato che vuole fare una guerra, cerca sempre di farla durare il meno possibile.
LA GUERRA PREPARATA MOLTI ANNI PRIMA
Inoltre, una guerra viene pianificata molti anni prima, perché occorre accumulare risorse (armi, munizioni, carburante, uniformi), addestrare nuovi soldati e preparare gli ufficiali. Un paese con un esercito di lunga tradizione militare, abituato a fare guerre (Afghanistan, Cecenia, Georgia, Siria) e a invadere paesi confinanti (Ungheria, Cecoslovacchia) non fa un’invasione su larga scala senza un piano elaborato almeno dieci anni prima.
Questo aspetto dovrebbe fare piazza pulita di narrazioni ingenue sulla guerra scoppiata come reazione emotiva alle minacce della NATO, o per laboratori di armi chimiche (mai trovati) in Ucraina, o per altre provocazioni che avrebbero obbligato il Cremlino ad attaccare.
GLI OBIETTIVI DI PUTIN
Dopo questa doverosa premessa ecco quali erano gli obiettivi della Russia nell’ordine d’importanza.
- Obiettivo n.1: Controllo politico del paese. L’espressione “de-nazificazione dell’Ucraina” usata nell’annuncio in televisione del presidente Putin significava la sostituzione con la forza del governo ucraino democraticamente eletto con uno scelto dal Cremlino. Anche l’espressione. “operazione militare speciale”, indicava non una aggressione ad un altro Stato, bensì una specie operazione di polizia su una regione considerata parte della Russia.
- Obiettivo n.2: Egemonia sul Mar Nero. La conquista di Odessa aveva come scopo di acquisire il dominio militare e logistico del Mar Nero. Una riedizione del sogno degli Zar, che investirono molto nei porti di Sebastopoli e Odessa come proiezione imperiale verso il Mediterraneo. Per questo motivo la propaganda russa insiste sulla definizione di “Odessa città russa”.
- Obiettivo n.3: declassamento dell’Ucraina a una “seconda Bielorussia”. Una conseguenza dei due obiettivi precedenti (controllo politico di Kiev e conquista di Odessa) sarebbe stato il controllo dei porti ucraini ancora liberi e quindi dello sbocco dell’export ucraino. Uno strumento di ricatto verso i paesi che dipendono dal cosiddetto “grano” dell’Ucraina (frumento, mais, semi di girasole, orzo e soia), da aggiungere alla dipendenza dell’Europa da gas ed petrolio russi.
- Obiettivo n.4: completare la conquista del Donbas e collegare territorialmente la Federazione Russa ai territori russofoni, da Rostov sul Don fino alla Transnistria (repubblica separatista russofona in Moldavia a pochi km da Odessa). Un obiettivo secondario, rispetto ai precedenti, ma di grande rilevanza ideologica e molto usato ai fini propagandistici.
- Obiettivo n.5: collegare via terra la penisola di Crimea con la terraferma russa e garantire il suo approvvigionamento idrico. L’unico collegamento con la Crimea, il ponte sullo stretto di Kerch, non era sufficiente per il rifornimento alla penisola. Inoltre, la Crimea non è idricamente autonoma. L’unico modo per dissetarla e irrigarla è un canale dal fiume Dnepr, chiuso dagli Ucraini a seguito dell’ occupazione nel 2014.
- Obiettivo strategico globale: riaffermazione della Russia come superpotenza. Se tutti gli obiettivi sopra elencati fossero stati raggiunti, la Russia avrebbe potuto ripresentarsi come una superpotenza e non più come una “potenza regionale” (definizione di Obama). Una vittoria che le avrebbe ridato prestigio internazionale, consenso politico da parte dei Russi per Putin, e nuove possibilità di influenza diplomatica.
OBIETTIVI RUSSI NON RAGGIUNTI
Pare evidente che i primi 3 obiettivi russi, quelli più importanti, non sono stati raggiunti. Non solo non è riuscita la conquista di Kiev e il rovesciamento del suo governo, ma invece di conseguire il dominio assoluto del Mar Nero, la Russia ha avuto un terzo della sua flotta affondato e ha dovuto abbandonare il porto di Sebastopoli.
La perdita di controllo russo sul mare ha consentito all’Ucraina di riprendere le esportazioni di cereali liberamente. L’obiettivo strategico di rilanciare il suo ruolo di superpotenza è fallito.
L’obiettivo 4 è stato parzialmente raggiunto, perché il Donbas è occupato al 90%. Ma la mancata conquista di Odessa ha impedito il ricongiungimento territoriale con la Transnistria, che rimane geograficamente isolata. L’unico obiettivo realmente raggiunto è il n.5, con il collegamento tra Crimea e Federazione russa attraverso le regioni ucraine occupate, lunga la costa del piccolo mare d’Azov, che adesso è un mare russo. Un magro bottino.
Conclusione, la Russia ha fallito i suoi obiettivi strategici, portando a casa solo un obiettivo tattico. Sebbene oggi la superiorità numerica consenta all’esercito russo di avanzare, è arduo pensare che sia in grado di conquistare nei prossimi mesi Kharkiv, Kiev o Odessa.
LA GUERRA HA DETERIORATO MOLTI VANTAGGI CHE LA RUSSIA AVEVA
Ma la cosa più rilevante è che la Russia, a seguito di questa guerra troppo lunga rispetto ai suoi piani, ha visto la sua posizione peggiorata sotto tanti profili: perdita della fornitura di gas alla Germania, che le consentiva di ricattare energeticamente l’Europa; perdita del controllo di paesi dove aveva una forte presenza militare come l’Armenia e la Siria; perdita dell’egemonia politica sulle ex-repubbliche sovietiche del Caucaso, che oggi guardano alla Cina e alla Turchia; dipendenza economica e strategica dalla Cina, per la prima volta dalla nascita dell’URSS.
Ma soprattutto la perdita di prestigio militare, a seguito delle umilianti sconfitte subite nella prima metà del conflitto e l’aver provocato il potenziamento della NATO con due nuovi membri strategici: Finlandia e Svezia.
PROPAGANDA RUSSA IN ITALIA
Oggi la propaganda russa si sforza di presentare l’occupazione di parte di 4 regioni ucraine come una vittoria, sebbene fossero obiettivi secondari.
Tra l’altro, se la Russia avesse attaccato solo nel Donbas i primi giorni dell’invasione, lo avrebbe occupato tutto in poche settimane. È un peccato che alcuni commentatori italiani si lascino condizionare da questa narrazione che copre il fallimento russo.
Se oggi Putin potesse esprimere un desiderio al genio della lampada, chiederebbe di cancellare questa guerra disastrosa per il suo paese e di ritornare alla situazione prima del febbraio 2022.