Tagliare le spese, non i parlamentari (lavoce.info)

di Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi

Gli stessi risparmi di spesa previsti con il 
taglio dei parlamentari si possono ottenere 
senza perdere rappresentatività parlamentare. 

Si potrebbe infatti intervenire sul bilancio di Camera e Senato, apportando modeste riduzioni ad alcune voci di spesa.

Quanto guadagna un parlamentare

Il 20 e 21 settembre i cittadini italiani saranno chiamati a partecipare al referendum confermativo per la riduzione dei parlamentari da 945 a 600.

Il risparmio netto generato dalla vittoria del “sì” è stato calcolato dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani in 57 milioni di euro annui (circa 285 milioni per ogni legislatura), pari soltanto allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.

Quanto guadagna un parlamentare? A ognuno spetta l’indennità parlamentare, soggetta a ritenute fiscali e previdenziali, e una serie di rimborsi spese esentasse. Dai dati presenti sul sito del Senato e della Camera dei deputati, l’indennità lorda mensile di ogni parlamentare ammonta a circa 10.400 euro, ma al netto delle varie ritenute scende a 5 mila euro. La somma dei rimborsi spese per l’esercizio del mandato (diaria, collaboratori, spese di viaggio e telefoniche e altro) è invece pari a 8.500-9 mila euro al mese.

Ciascun parlamentare costa quindi circa 165 mila euro annui al netto delle tasse. La cifra moltiplicata per il numero dei deputati e senatori che verranno tagliati (345) ci dà una misura, seppur grezza, del possibile risparmio per le casse dello stato (appunto 57 milioni di euro annui).

Tre tagli possibili

Su lavoce.info è già stata presentata una proposta su come ottenere gli stessi risparmi, senza diminuire il numero dei rappresentanti nei due rami del Parlamento, dimezzando gli stipendi dei parlamentari. Tuttavia, come diversa evidenza empirica dimostra, una riduzione del compenso dei rappresentanti politici può portare a problemi di diminuzione della qualità e di corruzione della classe politica.

Proponiamo qui una differente soluzione analizzando diverse voci di spesa della gestione del Senato e della Camera. Non consideriamo come concretamente fattibile a breve termine l’accordo politico per l’eliminazione o la riduzione dei vitalizi, visti i recenti rinvii.

Una prima proposta sarebbe quella di diminuire le spese di funzionamento delle camere. Secondo gli ultimi dati di rendiconto disponibile, per il Senato sono stati impegnati 55,7 milioni di euro e per la Camera 90,1 milioni di euro, per acquisto di beni e servizi e spese di rappresentanza … leggi tutto

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