Scarti umani – Definì lo scrittore Antonio Scurati “uomo di m.”, Sallusti censurato dall’Ordine dei giornalisti (repubblica.it)

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Lo scrittore, attaccato per un’intervista contro 
il governo dopo le scorse elezioni, si era rivolto 
al Consiglio di disciplina lamentando alla 
“berlina” degli odiatori del web

Definire lo scrittore Antonio Scurati, autore di una trilogia di successo su Benito Mussolini, “uomo di M” non può considerarsi un esercizio del diritto di satira, anzi rappresenta una “grave violazione delle norme deontologiche della professione giornalistica”.

Il Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia censura l’allora direttore di Libero Alessandro Sallusti per il titolo di prima pagina, del 28 settembre 2022, “Il principe dei rosiconi. L’uomo di M – Lo scrittore Scurati sui giornali francesi: “Meloni al governo? È la nuova Mussolini”, e per l’articolo di fondo del direttore, sempre in prima pagina, “L’accolita dei rancorosi”.

Era stato lo stesso scrittore, autore dei fortunati M. Il figlio del secoloM. L’uomo della provvidenzaM. gli ultimi giorni dell’Europa, a rivolgersi all’Ordine dei giornalisti per l’attacco subito dal giornale che, pochi giorni dopo la vittoria del centrodestra alle Politiche del 2022, lo aveva duramente attaccato per un’intervista concessa a un sito francese.

Le Dauphiné Libére Scurati aveva definito Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia “gli eredi di Mussolini, e in quanto tali pericolosi per l’Italia, l’Europa e l’umanità intera”. Per questo Sallusti aveva accusato lo scrittore di “sputtanare un Paese all’estero e far passare chiunque e senza prove per l’erede del Duce”.

Nel suo esposto, come riporta il provvedimento dell’Ordine, Scurati lamentava proprio di “essere stato definito “Uomo di M”, “ove la lettera “M” veniva interpretata come l’iniziale della parola “merda”, espressione “che ricorre per ben sette volte nel breve scritto con un crescendo che conduce Sallusti a scrivere, verso la fine, che “l’uomo di M. è uomo di M. fino in fondo, e più fa l’uomo di M. e più fa ascolti”.

Per Scurati, “il significato dell’espressione “Uomo di M”, in questo contesto, è uno solo. Corrisponde, infatti, al grave insulto “uomo di merda””. A causa dell’articolo, “gonfio di un tale livore”, Scurati lamenta di essere stato “messo alla berlina”, catalizzando nei suoi confronti gli “odiatori” del web, a seguito di un “attacco triviale e sleale alla mia reputazione – scrive – una palese violazione della dignità della persona”.

Invitato a difendersi davanti al Consiglio, Sallusti argomentava di aver usato l’espressione “Uomo di M”, con “intento chiaramente satirico, nell’esercizio di critica politica”, a seguito della “reazione indignata di molti” all’intervista in Francia. L’espressione usata, si è difeso l’ex direttore di Libero, non sarebbe che “un banale gioco di parole legato ai titoli dei libri” di Scurati.

Il giornalista ha anche paragonato articolo e titolo al contenuto degli inserti satirici di quotidiani e anche al periodico francese Charlie Ebdo, oggetto di un attacco terroristico nel 2015, “noto per un esercizio di satira fortemente irriverente e tagliente”.

Una difesa che non ha convinto il collegio. Che, nel comminare la sanzione della censura a Sallusti, afferma che titolo e fondo “non possano essere considerati espressioni satiriche, sia per la loro forma sia per il contesto generale in cui sono collocati nel quotidiano”. Nel merito “per quanto la fama di Scurati sia ampia, non lo è a sufficienza per definirlo “Uomo di M.” a caratteri tanto grandi sulla prima pagina di un quotidiano a diffusione nazionale per “giocare” con i titoli dei suoi libri”.

La maggioranza dei lettori, scrive ancora il collegio, “interpreterà quella M come l’iniziale della parola “merda””. In più, “nell’articolo di fondo i toni usati non sono certo quelli dell’ironia, del paradosso, della metafora e dell’irrisione che caratterizzano la satira, ma quelli di una forte e aspra critica politica, che fa pensare a una reazione a freddo all’intervista rilasciata al sito francese, e forse anche al confronto duro che aveva avuto con lo scrittore il giorno prima”.

Anche “l’uso del titolo di apertura di un quotidiano, che va attribuito al direttore, per colpire in modo così violento una persona per quanto conosciuta in un mondo letterario piuttosto limitato, a parere di questo collegio rappresenta una grave violazione delle norme deontologiche poste a fondamento della professione giornalistica”.

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