Difendere la libertà
Fermare la diffusione di contenuti di Russia Today volti a giustificare l’invasione in Ucraina non è soltanto giusto dal punto di vista morale, ma è anche coerente con le misure adottate dall’Unione europea
Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, la Federazione Russa ha notevolmente incrementato la diffusione di contenuti propagandistici in diverse lingue, tra cui l’italiano, volti a veicolare una narrazione distorta dei fatti.
Non ne siamo sorpresi, dopotutto, queste operazioni di disinformazione sono un elemento chiave della guerra ibrida. Ciononostante, per non finire vittime della manipolazione, fine ultimo di queste operazioni, è quanto mai necessario conoscere bene questi fenomeni e le risposte che le nostre istituzioni democratiche stanno dando per poterli contrastare.
Prendiamo il caso di uno di questi contenuti che nelle ultime settimane sta girando particolarmente in alcuni gruppi Telegram e la cui proiezione è stata proposta in diverse sale gestite da Comuni italiani. Il documentario “Maidan, La strada verso la guerra”, prodotto da Rt (Russia Today), mira a diffondere le narrazioni del Cremlino sugli eventi in Ucraina del 2014, giustificando l’invasione su larga scala del Paese.
Queste narrazioni, peraltro già ampiamente confutate da istituzioni giuridiche internazionali, si inseriscono in una più ampia strategia di disinformazione portata avanti dalla Federazione Russa, volta a manipolare l’opinione pubblica internazionale.
È in questo contesto che l’Unione europea, in risposta all’aggressione militare immotivata e ingiustificata della Russia contro l’Ucraina, ha adottato misure restrittive mirate a limitare l’influenza di alcuni media russi. Queste misure riguardano tutti i loro mezzi di trasmissione e distribuzione negli Stati membri dell’Unione Europea o rivolti a essi, inclusi cavo, satellite, Iptv, piattaforme online, siti web e applicazioni.
Sul sito del Consiglio Europeo, in riferimento nello specifico alle sanzioni rivolte a Rt e Sputnik, si legge: «In virtù di queste misure, l’Ue sospenderà con urgenza le attività di trasmissione di Sputnik e Rt (Rt English, Rt Regno Unito, Rt Germania, Rt Francia e Rt Spagna) nell’Unione Europea, o dirette all’Unione Europea, fino a quando non sarà posta fine all’aggressione all’Ucraina e fino a quando la Federazione Russa e i suoi canali associati non cesseranno di condurre azioni di disinformazione e manipolazione delle informazioni contro l’Ue i suoi Stati membri».
La propaganda russa, alimentata da anni di censura interna, si è intensificata con l’invasione dell’Ucraina. Centinaia di media e giornalisti sono stati messi al bando all’interno della Federazione Russa, lasciando il monopolio informativo esclusivamente agli organi di propaganda del Cremlino.
Questa manipolazione sistematica delle informazioni non è soltanto un attacco alla libera informazione, ma uno strumento operativo di guerra, progettato per giustificare l’invasione dell’Ucraina e destabilizzare le democrazie vicine. Rt e Sputnik, sotto il controllo diretto o indiretto delle autorità russe, non operano secondo i principi fondamentali di indipendenza e pluralismo dell’informazione.
Al contrario, fungono da piattaforme di disinformazione, mirate a legittimare l’invasione russa, condannata da tutti gli organismi internazionali, inclusi quelli di cui la Federazione Russa stessa fa parte.
Di conseguenza, le misure adottate dall’Ue contro questi media non rappresentano una forma di censura. Al contrario, esse costituiscono una risposta necessaria e proporzionata a una minaccia concreta e diretta alla sicurezza e alla stabilità dell’Unione. In un contesto di guerra ibrida, dove la manipolazione delle informazioni è utilizzata come arma strategica per destabilizzare le democrazie e legittimare aggressioni militari, tali misure sono finalizzate a proteggere lo Stato di diritto e il rispetto del diritto internazionale.
Va sottolineato che queste restrizioni, che ricordiamo non impediscono agli organi di informazione coinvolti di svolgere attività diverse dalla diffusione di contenuti, come la ricerca o la conduzione di interviste, sono in linea con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea. Inoltre, sono pienamente conformi agli obblighi derivanti dal diritto internazionale e rispettano i diritti umani e le libertà fondamentali, avendo accuratamente bilanciato la tutela della libertà di espressione – che comporta doveri e responsabilità – e il rischio per i nostri valori democratici derivanti dalle operazioni di disinformazione.
Così come l’Unione europea, anche l’Italia condanna con la massima fermezza l’aggressione militare immotivata e ingiustificata della Federazione Russa contro l’Ucraina e chiede che la Russia cessi immediatamente la sua azione militare, rispettando pienamente l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti.
Pertanto, il diniego da parte di un Comune italiano di diffondere contenuti falsi che incitano all’odio verso la popolazione ucraina, al fine di giustificare l’aggressione di uno Stato sovrano, non solo è moralmente doveroso, ma è nel pieno rispetto delle misure europee.
(Pavel Neznanov)