Aumentare l’inflazione per alleggerire l’indebitamento e frenare la recessione (romanoprodi.it)

La ripresa lenta: la ricerca del consenso, 
una disgrazia per il Paese

Per lunga tradizione, il primo articolo del mese di settembre viene dedicato alle riflessioni e alle previsioni sull’andamento dell’economia dopo le ferie estive. Di solito ci si fonda su dati e comportamenti abbastanza collaudati, ai quali si aggiungono gli approfondimenti sui pochi margini di incertezza che rimangono.

Quest’anno lo spartito cambia totalmente: ci troviamo infatti di fronte ad eventi senza precedenti riguardo ai quali i margini di incertezza prevalgono sugli insegnamenti delle passate esperienze.

La prima sorpresa arriva dalla decisione della Riserva Federale Americana (FED) che, come reazione alla drammatica crisi dell’economia statunitense, ha solennemente affermato che il suo principale obiettivo è favorire la crescita e l’occupazione, anche a costo di provocare un aumento durevole dell’inflazione. Si tratta non solo di un cambiamento di rotta della politica americana, ma di una decisione che porta e porterà corpose conseguenze anche in Europa.

Di fronte alla prospettiva di una maggiore inflazione, il dollaro continua infatti a svalutarsi nei confronti di tutte le altre monete e, soprattutto, nei confronti dell’Euro. Questo rende ancora più difficili le nostre esportazioni, già frenate dalla caduta della domanda globale.

Non dobbiamo infatti dimenticare che l’Europa, avendo un’economia più aperta, dipende più di tutte le altre dal mercato mondiale. Nemmeno può essere messo in secondo piano che, nei principali paesi della zona Euro, l’economia procede in modo più faticoso del previsto: in Germania e in Francia il terzo trimestre di quest’anno si presenta a tinte fosche e anche l’Italia fatica a ripartire.

Le misure europee contenute nel Recovery Fund dello scorso luglio sono una premessa per miglioramenti futuri, ma il loro esito positivo non sarà certo immediato. Ad esse si dovrà perciò accompagnare una politica della Banca Centrale Europea in linea con la politica, attenta allo sviluppo, adottata dalla Riserva Federale Americana.

Nell’attuale contingenza storica una maggiore inflazione non solo è funzionale per rendere più scorrevoli gli ingranaggi dell’economia, ma appare sempre di più uno strumento indispensabile per alleggerire il peso dell’indebitamento che sta ovunque crescendo, a partire dagli Stati Uniti dove il debito pubblico, rispetto al PIL nazionale, raggiunge ormai le proporzioni dell’immediato dopoguerra.

È utile a questo proposito sottolineare che, nel caso italiano, il peso del nostro enorme indebitamento non ha alcuna possibilità di essere arginato se non con l’aiuto dell’aumento dell’inflazione.

Accanto alla nuova politica europea dobbiamo naturalmente tenere conto degli specifici provvedimenti dei singoli paesi … leggi tutto

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