Vedere le immagini di migliaia di persone riunite in piazza per manifestare contro l’esistenza del virus che nel mondo ha ucciso quasi un milione di persone è una cosa che fa raggricciare.
Fa raggricciare il cuore, al pensiero dei tanti che hanno perso un amato a causa del Covid-19: il dolore e il lutto che si portano dentro viene come sfregiato dalle facce idiote e dalle grida imbelli di quegli sciagurati sciamanti nelle strade assolate della capitale. Fa raggricciare il cervello, al pensiero della pericolosità di questa gente.
Pericolosità duplice, poiché da un lato simili eventi seminano veleno e confusione in un momento di grande, generale fragilità, strizzando l’occhio ai più deboli d’intelletto e di sentimenti, e così dilaniando ancor più un corpo sociale che mai come ora avrebbe bisogno di unità d’intenti e di coesione per superare la tragedia che l’ha colpito.
Pericolosità materiale, poiché questi insensati si riuniscono in gregge violando le più ovvie norme anticontagio, mettendo in pericolo non solo essi stessi, ma diventando schegge impazzite di contagio. Infine, lo spettacolo indecoroso di ieri, andato in scena nelle piazze di mezzo mondo, fa raggricciare l’anima, al pensiero che la specie umana cui apparteniamo sia così ricca di scervellati.
Costoro esistono solo in negativo. Negano per amor di negazione, trovano la propria identità per sottrazione (io “sono” in quanto diverso da te), caratteristica tipica dei poveri di spirito e d’intelletto, dei violenti dei razzisti e degli xenofobi – in una parola, degli stolti e degli incivili. Chi si limita a negare, a scagliarsi con asinina convinzione contro un’idea, contro un fatto, contro una realtà accertata, sempre e comunque, non è in grado di sostenere un dialogo, di intrattenere un rapporto umano con l’altro da sé.
Chi nega ostinatamente, pervicacemente, ossessivamente senza mai essere sfiorato dal dubbio, senza mai fermarsi un attimo a chiedersi le vere ragioni del proprio monolitico negare, è un individuo socialmente pericoloso, che rafforza il suo negare aggreggandosi con individui a sé consimili, cementando la propria non-credenza coi riverberi della negazione altrui. Ecco dunque che la scienza, di per sé, va negata. Che la storia va negata. Che l’esperienza e il comune buon senso vanno negati.
Un tale individuo è un incivile, e in quanto tale è un fardello per un consesso sociale, un nemico del vivere insieme, cioè, appunto, della civiltà, che si fonda su regole da rispettare, diritti da assicurare … leggi tutto