Lavoro, il piano di rilancio del Sud (repubblica.it)

di Valentina Conte

L’autunno delle imprese al Sud sarà più 
dolce del previsto. 

I datori di lavoro privati, tranne il settore agricolo, pagheranno 914 milioni in meno di contributi per i loro 3milioni e 54mila dipendenti attuali, contratti a termine inclusi. La misura – uno sgravio fiscale del 30% sul costo del lavoro – nasce nel decreto Agosto e durerà per ora solo dall’1 ottobre al 31 dicembre. Il governo con il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, ha intenzione però di prorogarlo fino al 2029: costo annui tra 5 e 6 miliardi.

E di farlo grazie ai fondi europei: il programma ReactEu, l’unico del Recovery Fund già attivabile anche nel 2020, o i classici fondi strutturali. Se possibile, ottenendo dall’Europa il via libera di maggiorare il taglio (fino al 100%) per le lavoratrici. In ogni casi si tratta della fiscalità di vantaggio – come viene definita – più ampia mai avuta al Sud con l’obiettivo di rendere più attrattive e competitive le 9 Regioni interessate: Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia; Sicilia e Sardegna.

Non c’è dunque paragone con il passato. La decontribuzione è molto più sostanziosa di quella introdotta dal governo Prodi nella finanziaria per il 2007 e durata fino a quando il governo Renzi nel 2014 ha cancellato l’Irap sul costo del lavoro, con un impatto anche questo inferiore a quello che si produrrà dall’1 ottobre. U

no sgravio più basso solo rispetto al bonus Sud introdotto sempre da Renzi per il 2017, poi confermato da Gentiloni anche per il 2019 e 2020. Solo che il bonus è di fatto uno sconto contributivo una tantum, valido per un anno e limitato alle nuove assunzioni a tempo determinato (o alle stabilizzazioni) … leggi tutto

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