Petrolio e clima. 19 banche dietro al disastro dell’Amazzonia (valori.it)

di Matteo Cavallito

La denuncia delle ONG: gli istituti del 
vecchio Continente finanziano l’industria 
petrolifera che devasta l’Ecuador e 
le sue comunità

Diciannove banche europee sono accusate di aver finanziato massicce operazioni petrolifere controverse in Amazzonia. Gli istituti di credito, in particolare, avrebbero dato il loro sostegno all’estrazione del greggio nella regione delle Sacre Sorgenti in Ecuador. Gli addebiti sono contenuti in un rapporto diffuso in queste settimane dalla organizzazioni nordamericane Stand.Earth, presente in Canada e negli Stati Uniti, e la californiana Amazon Watch. Le attività dell’industria del petrolio, sottolineano i ricercatori, sono da tempo nel mirino dei critici per le conseguenze negative in termini di impatto ambientale e umano a danno delle comunità indigene. Nonché per il loro contributo al cambiamento climatico, ovviamente.

Tra le banche ING guida la classifica (e c’è anche Unicredit)

Nel 2019 le banche hanno finanziato 15,3 milioni di barili contro i 4,8 del 2009. Nel decennio in esame ING Belgium, l’istituto più esposto, ha sostenuto attività complessive per 29 milioni di barili per un controvalore di circa 2 miliardi di dollari.

Seguono nell’ordine Credit Suisse (26,6 milioni di barili per 1,8 miliardi di dollari), la francese Natixis (26,6 milioni, $1,6 miliardi), la sua connazionale BNP (24,1 milioni, $1,7 miliardi), UBS (14,9 milioni, $853 milioni) e l’olandese Rabobank (10.9 milioni, $679 milioni). Tra i finanziatori minori compaiono anche Société Générale, Abn Amro, Deutsche Bank, Unicredit e Barclays … leggi tutto

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