L'ipotesi più verosimile è che il campo profughi di Moria a Lesbo sia stato devastato da un incendio doloso.
Nuovi roghi hanno distrutto quel che rimane del sito che ospita circa 13mila migranti. Secondo le prime informazioni, le fiamme sarebbero state appiccate dai migranti in rivolta contro le misure di isolamento per arginare la diffusione del contagio Covid
Notis Mitarakis, ministro della Migrazione, fornisce la prima ricostruzione dei fatti: “La dinamica dei fatti è al centro di un’inchiesta – dice – l’incendio si è sviluppato all’interno del campo dopo la decisione di mettere in isolamento i migranti a causa del Covid. Moria non può continuare così, come l’abbiamo conosciuto negli anni passati. Abbiamo bisogno di un campo chiuso e controllato, che sia sicuro e che offra condizioni umane, oltre a essere molto più piccolo di quello attuale”.
A valere su tutto il territorio, è stato dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi mesi. Un provvedimento che mira a concentrare sforzi e risorse a sostegno di Lesbo
“Riconosco le difficili condizioni, tuttavia questo non può diventare un alibi per reazioni violente durante i controlli sanitari e per disordini di tale portata – dichiara il premier greco Kyriakos Mitsotakis – le condizioni di Moria devono cambiare: è una questione di salute pubblica, umanità e sicurezza nazionale.
Costruito per ospitare 3000 persone, sin dal 2015 il campo ha superato il livello di saturazione arrivando ad accogliere 13 mila profughi, che ora non hanno più niente.
La tragedia di Moria apre anche all’emergenza sicurezza: ora la gente teme per la propria incolumità.
Dice Efstratios Kypriotis, proprietario di una taverna di pesce: “Non sappiamo dove andranno queste persone. Ho la sensazione che cominceranno a entrare nelle nostre case. Cominciamo ad avere paura”.
Il ministro della Migrazione Mitarakis ha dichiarato che un traghetto e due navi della Marina accoglieranno circa 2.000 rifugiati … leggi tutto