di Marco Tarquinio
Gentile direttore,
sono la mamma di un bambino di 7 anni autistico. All’immediata vigilia del nuovo anno scolastico, dopo mesi a casa, abbiamo saputo che Francesco, così si chiama mio figlio, non avrà la continuità nel sostegno. “Avvenire” ne ha fatto il titolo principale della sua prima pagina, anche altri giornali lo hanno riportato: 6 bambini su 10 non troveranno lo stesso volto alla riapertura. Noi rientriamo nella statistica. Non voglio spiegare nei dettagli quanto ci sta capitando. In realtà, non è tanto l’anomalia di questo anno che ha peraltro delle forti ripercussioni sulla vita quotidiana dei nostri figli a turbarmi: è il senso di impotenza nel confronto delle dinamiche scolastiche annuali che mi attanaglia.
Ci sono buoni insegnanti, buoni dirigenti, persone di cuore che ho conosciuto, ma tutti si muovono in una rete che a volte li imprigiona. Peccato che, poi, siano i bambini a pagarne le conseguenze, se sono fragili ancora di più; con enormi sofferenze per loro e per le famiglie. Il rischio-Covid, con le sue legittime declinazioni normative, è – mi creda – un aspetto relativo. Questo scenario rappresenta la regola.
Scrivo a lei e al vostro/nostro giornale non nella speranza che qualcosa cambi perché io non ho potere in questo senso. Ma non sono demoralizzata, noi genitori di bambini autistici lottiamo in continuazione, ci arrabbiamo, cadiamo ma sempre ci rialziamo con forza per i nostri figli. Scrivo perché vorrei che qualcuno mi desse delle risposte.
Le mie domande sono semplici e mi piacerebbe che qualcuno spiegasse. Perché gli insegnanti e in particolar modo gli insegnanti di sostegno vengono nominati solo in corsa? Addirittura dopo che la scuola ha già riaperto le porte? Perché non si può cambiare il sistema? … leggi tutto