Personalizza le preferenze di consenso

Utilizziamo i cookie per aiutarti a navigare in maniera efficiente e a svolgere determinate funzioni. Troverai informazioni dettagliate su tutti i cookie sotto ogni categoria di consensi sottostanti. I cookie categorizzatati come “Necessari” vengono memorizzati sul tuo browser in quanto essenziali per consentire le funzionalità di base del sito.... 

Sempre attivi

I cookie necessari sono fondamentali per le funzioni di base del sito Web e il sito Web non funzionerà nel modo previsto senza di essi. Questi cookie non memorizzano dati identificativi personali.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie funzionali aiutano a svolgere determinate funzionalità come la condivisione del contenuto del sito Web su piattaforme di social media, la raccolta di feedback e altre funzionalità di terze parti.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie analitici vengono utilizzati per comprendere come i visitatori interagiscono con il sito Web. Questi cookie aiutano a fornire informazioni sulle metriche di numero di visitatori, frequenza di rimbalzo, fonte di traffico, ecc.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie per le prestazioni vengono utilizzati per comprendere e analizzare gli indici di prestazione chiave del sito Web che aiutano a fornire ai visitatori un'esperienza utente migliore.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie pubblicitari vengono utilizzati per fornire ai visitatori annunci pubblicitari personalizzati in base alle pagine visitate in precedenza e per analizzare l'efficacia della campagna pubblicitaria.

Nessun cookie da visualizzare.

Così cadrà il trumpismo (corriere.it)

di Beppe Severgnini

Italians

Forse l’avete saputo: l’amministrazione Trump sta cercando di eliminare alcuni vocaboli dai documenti pubblici e dalle comunicazioni, considerandoli espressione della cultura «woke».

Il New York Times ne ha compilato un lungo elenco. Eccone alcuni, tra quelle che non hanno bisogno di traduzione: at risk, barrier, climate crisis, cultural differences, disability, discrimination, equal opportunity, feminism, gay, hate speech, identity, immigrants, LGBTQ, mental health, minorities, oppression, prejudice, privilege, racism, social justice, traumatic, victim, women.

Possiamo ridere, ma sbaglieremmo. Possiamo sospettare che Trump & C. non abbiano letto George Orwell, ma non servirebbe. Meglio chiedersi dove porterà tutto questo. Al fallimento del trumpismo, probabilmente.

L’America non è talebana; se lo diventasse, smetterebbe di essere l’America. Gli eccessi della cultura «woke» ci sono stati: grandi università e grandi media ne sono corresponsabili. Ma non giustificano l’assurdità – e il pericoloso estremismo – della reazione: per curare un’unghia incarnita, non si taglia la gamba.

Donald Trump è tornato al potere dopo aver convinto la maggioranza degli americani d’essere vittime (degli alleati, dei commerci, delle università, della scienza, delle agenzie federali, etc).

Ma i tre pilastri che sorreggono il suo progetto —l’ideologia Maga (Make America Great Again), il radicalismo religioso, i tecno-oligarchi — hanno bisogno di consenso. Di elettori, quindi. Di persone. E quelle persone hanno figli, nipoti, amici, parenti, conoscenti. Quando la crudeltà del neo-pensiero li toccherà, come reagiranno?

Non è in arrivo soltanto l’inflazione, figlia di dazi sconsiderati. Prima o poi scatterà anche la reazione di tanti americani che si sentiranno abbandonati e offesi. Se qualcuno in famiglia soffre di un disturbo mentale, dovranno vergognarsi di usare l’espressione «mental health»?

Se la figlia ama un’altra ragazza, i genitori dovranno negarlo, temendo conseguenze? Se una donna fosse vittima di violenza, e le chiedessero di evitare i vocaboli traumatic/victim/women, come reagirà? Malissimo.

Così cadrà il trumpismo, vedrete. Per mano dei suoi elettori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *