La testimonianza di una rifugiata: “È dura ma sono viva e più forte” (ilriformista.it)

Sono Leyla ho 30 anni. 

Sono rifugiata in Italia. Sono laureata in arte, amo molto dipingere e ho dei progetti da realizzare: insegnare in una scuola ai bambini l’amore per l’arte, fare una mostra con i miei quadri dipinti da quando sono in Italia e soprattutto, prima di tutto, riabbracciare i miei genitori.

Ogni giorno che passa mi impegno per poterli riabbracciare: io non posso tornare da loro ma loro potrebbero venire da me per qualche giorno. Ancora non è il momento ma io ogni giorno mi do da fare perché quel giorno arrivi. Lavoro in una piccola cooperativa come grafica. È un lavoro che mi piace molto, i ragazzi che lavorano con me sono diventati la mia famiglia italiana.

Essere una donna rifugiata non è semplice per tanti motivi.

Quando sono dovuta scappare dall’Iran, è stato molto difficile per me. Purtroppo il Paese in cui sono nata e cresciuta all’improvviso era diventato il mio nemico, il pericolo principale da cui scappare per mettere in salvo la mia vita.

Arrivata in Europa non pensavo sarebbe stata così dura: l’aereo su cui viaggiavo ha fatto uno scalo a Roma per due ore, prima di arrivare a Copenaghen, dove era diretto. In quelle due ore mi hanno preso le impronte digitali, mi dicevano che era la prassi … leggi tutto

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