La “plant renaissance” cerca di rigettare la vecchia definizione aristotelica di vegetale, riconoscendo a piante e alberi forme di intelligenza e comunicazione simili alle nostre.
Ma forse dovremmo rovesciare il ragionamento e chiederci cosa ci sia, in noi, che ci rende simili alla vita vegetale.
Qualche anno fa mi capitò di chiedere a una persona di cosa si occupasse e di sentirmi rispondere “abbracciare gli alberi”. Lì per lì pensai a una battuta, del tipo “innaffiare il mare”, ma il ragazzo era serissimo. Era un tree hugger, come si chiamano le persone radicalmente ambientaliste e un po’ New Age che cercano di ricostruire i legami con la natura attraverso pratiche di questo tipo.
Nel 2017 il botanico Giuseppe Barbera, docente di Colture arboree all’Università di Palermo, ha pubblicato per il Saggiatore un libro dal titolo Abbracciare gli alberi: non parla di personaggi stravaganti, ma racconta di storie di alberi e del loro ruolo – passato e presente – nella civiltà europea.
Barbera dedica qualche parola anche al fenomeno dei tree hugger: “Alcuni movimenti di nuova o vecchia spiritualità, votati a realizzare l’unione più stretta tra gli esseri animali e vegetali, forniscono pratiche indicazioni per abbracciare con profitto gli alberi: consigliano di camminare in un parco o in un bosco, accarezzare la corteccia, sentire il profumo del legno, guardare verso l’alto la cima e, alla fine, scegliere la pianta giusta. Dopo di che cingerla con delicatezza e intensità, fino a sentirsene parte”.
Le pratiche spirituali che hanno a che fare con gli alberi si sono moltiplicate negli ultimi anni anche in Italia, contestualmente a un rinnovato interesse sia scientifico che divulgativo all’elemento vegetale, a cui finora non abbiamo mai dedicato una seria attenzione per via della convinzione (o pregiudizio) che vegetale significhi, appunto, immobile, statico, privo di vita.
Eppure, nelle culture totemiche, le piante erano considerate alla stregua degli animali e intere tribù si identificavano spesso con un albero o una pianta particolare. Qualcosa del genere sembra ritornare ora sotto forma dei fenomeni di neo-sciamanesimo o direttamente mutuati dalla cultura New Age.
Per esempio, nella Foresta Mercadante, in Puglia, parte del Parco nazionale dell’Alta Murgia, si può prendere parte a raduni iniziatici organizzati da un’associazione sciamanica, consistenti in camminate di “meditazione dinamica”, momenti di aggregazione nel cuore della foresta in cui, formato un “cerchio sciamanico”, i partecipanti iniziano a suonare sonagli e tamburi con l’obiettivo di animare la foresta e risvegliarne gli spiriti, e sperimentazioni di trance per poter accedere alla visione sciamanica della vita, secondo cui l’intera natura è viva e animata … leggi tutto