Dante, un stella globale (e pop) (corriere.it)

di PAOLO DI STEFANO

Zygmunt Baranski illustra la vivacità internazionale degli studi sul poeta:
«Assurdo che l’Italia non abbia ancora una giornata dedicata a lui»

Di padre polacco e di madre marchigiana che si conobbero in Italia alla fine della guerra e nel ’47 si trasferirono in Inghilterra, Zygmunt Baranski ha insegnato a Reading, nell’istituto di italianistica fondato da Luigi Meneghello, poi ebbe la cattedra d’italiano a Cambridge e dal 2011 è all’Università di Notre Dame, uno dei centri accademici più prestigiosi degli Stati Uniti.

Tutti lo chiamano Zyg e per Carlo Dionisotti era il Polacco. Uno degli ultimi ricordi del grande studioso? «Un giorno passandomi accanto alla British Library si accorse che stavo consultando l’edizione critica di Rajna del De vulgari eloquentia, mi toccò la spalla e mi disse: “Siamo rimasti in pochi a leggere certe cose”». Ha ben poco, Baranski, dei «baroni» universitari che conosciamo: è spiritoso, non ama le formalità. Dante è il suo cavallo di battaglia da anni. La bibliografia è lunghissimaleggi tutto

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