Poirot compie cento anni, e se la passa benissimo.
Più popolare che mai, con all’attivo diverse recenti miniserie; ristampe sempre in corso; e un nuovo adattamento di Assassinio sul Nilo in uscita nei prossimi mesi, nuovamente con Kenneth Branagh a dirigere e interpretare il celebre investigatore belga dopo il successo di Assassinio sull’Orient Express (2017).
Non altrettanto bene, però, sta oggi la figura del detective classico: quando non ripete schemi consolidati, o appunto non si dà al remake di storie vecchie di decenni, appare sempre più sfocata. Messa in crisi dall’influenza della postmodernità sulla complex tv. Sostituita, in esempi molto rilevanti della cultura pop del nostro tempo, da poliziotti che non possono limitarsi a indagare un crimine: devono indagare se stessi, e persino il mondo di cui sono parte. Finendo inevitabilmente per perdersi.
Per arrivare a inquadrare questa crisi, però, è bene partire dal principio. E cioè appunto dall’anniversario. Il personaggio di Hercule Poirot nasce esattamente un secolo fa. Poirot a Styles Court (The Mysterious Affair at Styles) è il primo romanzo poliziesco di Agatha Christie, scritto nel 1916, durante la Prima guerra mondiale, ma pubblicato solo nell’ottobre del 1920. Poirot è un ex funzionario della polizia belga, assai eccentrico, un po’ fanatico, plausibilmente ossessivo-compulsivo.
Rifugiatosi in Inghilterra a causa della Grande Guerra, metterà a frutto le proprie formidabili capacità investigative agendo come detective privato e risolvendo innumerevoli casi grazie alle proprie “celluline grigie” e a una ferrea fiducia nell’ordine e nel metodo. Lo dice lui stesso, fin da subito: “La fantasia è un’ottima serva, ma una pessima padrona. La spiegazione più semplice quasi sempre si rivela esatta” … leggi tutto