È possibile che il mattino del 4 novembre ci sveglieremo senza conoscere il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti.
Molti elementi rendono incerto l’esito di questa sfida elettorale che – lo ricordiamo – riguarda non solo la Casa Bianca ma anche tutti i 435 deputati della Camera dei rappresentanti e 35 dei cento senatori. Una sfida in cui si gioca il futuro degli Stati Uniti, ma anche un po’ il nostro di europei: cambieranno in ogni caso gli equilibri globali già tanto devastati dalla pandemia del coronavirus.
Di una cosa per ora siamo certi: le elezioni del 3 novembre prossimo si avviano a rompere un bel po’ di record storici, sia in termini di Stati che potrebbero cambiare di mano (non succederà, ma già solo guardare con interesse i sondaggi in un posto come il Texas, che non elegge un presidente democratico da 40 anni, indica che non sarà un’elezione come altre), sia in termini numerici.
Da decenni e decenni: mai così tanti al voto, mai così tanti al voto prima della data delle elezioni, mai così tanti al voto prima della data delle elezioni utilizzando il voto postale. E qui potrebbero cominciare i primi problemi.
Perché la seconda cosa di cui siamo certi è che dal 4 novembre, con schede ancora da conteggiare e forse Stati in bilico anche per il Senato, cominceranno polemiche, contestazioni legali e non legali, forse anche violenze di piazza. Infatti l’ultima cosa certa è: se dovesse andare come i sondaggi prevedono, Donald Trump non uscirà di scena con un elegante discorso di riconoscimento della vittoria di Joe Biden.
Saranno settimane, forse mesi, di lacrime e sangue … leggi tutto
Now at 11hrs in line but we are next! A long journey but wouldn’t be anywhere else! Please vote everyone! pic.twitter.com/ifRcbK1XRm
— Johnta Austin (@johntalsr) October 12, 2020
Been here once 10:05am… #EarlyVote #earlyvoting #georgiavotes #cobbcounty #VOTE pic.twitter.com/0rAOKA7Ked
— Everlean R (@Everlean_R) October 12, 2020