Dopo molti mesi di pandemia abbiamo capito che il tracciamento dei contatti è una misura indispensabile per cercare di contenere la diffusione del virus.
Tuttavia, i dati non «parlano», ma devono essere attentamente interpretati. Per esempio, tracciare i contatti familiari o lavorativi è molto più semplice che tracciare quelli avvenuti in autobus. Come operare nel migliore dei modi?
Purtroppo, l’ora della clausura è ritornata. I nuovi casi di Covid-19 in Italia stanno crescendo in modo esponenziale da alcune settimane, e a essi inevitabilmente si associa una pressione crescente sui servizi sanitari e, tragicamente, un aumento considerevole dei decessi.
Ora però, come viene ripetuto incessantemente, la situazione è completamente diversa dai drammatici momenti del marzo scorso.
In particolare, l’esperienza maturata nella prima ondata ci può aiutare a pianificare in modo più efficace la risposta a questa seconda ondata. Indubbiamente, il grande sforzo di ricerca medica a seguito della prima ondata ha permesso la definizione di strumenti clinici più efficaci. Va anche preso atto di una maggiore sensibilità tra la popolazione, che in larghissima maggioranza sta ottemperando ammirevolmente a misure di prevenzione come indossare la mascherina.
Ciò nonostante, il problema principale che si trovano a fronteggiare politici ed epidemiologi al momento è la stima dell’efficacia di misure di chiusura mirate. Ovviamente qualsiasi chiusura si accompagna con un danno economico consistente e ben quantificabile sia per la categoria colpita (ad esempio gestori di ristoranti), sia per la fiscalità generale che provvede un indennizzo parziale. Per cui la domanda fondamentale è: qual è l’effetto sulla propagazione dell’epidemia di una chiusura parziale? In altre parole, serve più chiudere le palestre o i bar? Sono due gli approcci possibili per rispondere a queste non semplici domande.
Il primo approccio, seguito recentemente da un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo1, consiste nel valutare l’effetto sulla pandemia di misure individuali prese in alcuni paesi durante la prima ondata. Naturalmente, tutti i paesi che hanno avuto a che fare con la prima ondata hanno dovuto prendere molteplici misure in un lasso di tempo brevissimo, per cui dipanare da questa matassa il contributo di misure individuali come la chiusura delle palestre è molto difficile, infatti gli effetti quantificati si riferiscono a misure a largo spettro come riduzione dei contatti sociali o chiusura delle scuole.
La seconda opzione, invece, utilizza dati di tracciamento. Sia durante la prima ondata e ancor più adesso, una frazione consistente dei casi viene scoperta tramite tracciamento dei contatti. Questa attività è essenziale per rompere le catene di contagio, isolando individui infettivi prima che insorgano sintomi. Ma può anche dare informazioni sulla pericolosità relativa di diversi ambienti, poiché il tipo di contatto in genere è noto nei casi di tracciamento manuale, che costituiscono tuttora la stragrande maggioranza dei tracciamenti.
Ovviamente, queste informazioni, qualora pubbliche, possono anche essere usate da privati: a esempio, è notizia recente che l’associazione dei ristoratori di Berlino è riuscita ad ottenere un’ingiunzione giudiziaria che sospende il coprifuoco annunciato dal governo statale, proprio basandosi su dati di tracciamento pubblicati dal Robert Koch Institute (RKI, l’equivalente tedesco dell’Istituto Superiore di Sanità) … leggi tutto