di Claudia Torrisi
Il 22 ottobre in Polonia la Corte Costituzionale
ha deciso il divieto di ricorrere all’aborto
anche nel caso in cui ci siano gravi
malformazioni del feto.
Con questa sentenza – che limita ulteriormente una delle leggi più restrittive in Europa riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza – i giudici hanno stabilito che la legge che consentiva l’aborto in questi casi è incostituzionale. Di fatto, il paese va verso il divieto totale di interruzione di gravidanza, fino a questo momento consentita solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e gravissima malformazione del feto.
Quest’ultimo, secondo le organizzazioni per i diritti riproduttivi, rappresenta il 98% degli aborti legali in Polonia. Ufficialmente nel paese vengono effettuati poco più di un migliaio di aborti all’anno, ma secondo le attiviste si tratta di cifre non affidabili. Moltissime donne, però, interrompono la loro gravidanza clandestinamente o vanno all’estero appoggiandosi a reti di supporto.
La decisione della Corte – approvata con 11 voti favorevoli e 2 contrari – è arrivata in seguito all’appello presentato l’anno scorso da 119 parlamentari soprattutto del partito di estrema destra ultraconservatore PiS, al governo dal 2015, secondo cui l’aborto in caso di malformazioni fetali avrebbe violato la costituzione polacca, che proclama la protezione della vita di tutti gli individui. La Corte – composta da giudici in maggioranza nominati dal partito di governo – ha motivato la sentenza dicendo che non può esserci protezione della dignità senza protezione della vita.
Consentire l’aborto in caso di malformazioni fetali rende legali «pratiche di eugenetica sui bambini non nati, e dunque nega loro il rispetto e la protezione della dignità umana», ha dichiarato la presidente del tribunale, Julia Przylebska, considerata vicina a PiS … leggi tutto