Tutti gli errori dei sondaggisti Usa (corriere.it)

di Massimo Gaggi 

I sondaggisti, da FiveThirtyEight di 
Nate Silver a Quinnipac, passando per 
Economist, Ipsos, Siena e YouGov, 

dopo aver sbagliato nel 2016, hanno fallito di nuovo e in modo più grave quest’anno, prevedendo distacchi abissali con la riconquista democratica non solo della Casa Bianca, ma anche del Senato

I sondaggi negli Usa sono essenziali, e non solo nel processo elettorale. Sono anche un fattore di democrazia sostanziale: dicono, soprattutto ai politici e alla stampa, quali sono i problemi che affliggono i cittadini, rivelano gli umori della nazione, registrano le oscillazioni di popolarità dei suoi leader. Se non funzionano, il problema è grosso non solo pr un’industria che perde credibilità e affari, ma per tutti.

E nelle elezioni 2020 i sondaggi si sono rivelati di nuovo inaffidabili, più ancora di quelli del 2016. Per trovare un pollster che si è avvicinato all’esito reale del voto bisogna andare da Robert Cahaly di Trafalgar, un istituto mai preso sul serio, anche perché non trasparente sulle sue metodologie. Mentre i big del settore disegnavano scenari da marcia trionfale per Biden, Cahaly ammoniva: «Vincerà Trump, in netto vantaggio in Stati come Florida, Ohio e Michigan».

Alla fine probabilmente vincerà Biden, ma sulla valanga e sugli Stati (salvo il Michigan), aveva ragione lui: l’unico, anche quattro anni fa, a prevedere che l’esordiente Donald Trump avrebbe battuto la Clinton. Centrò anche la previsione dell’Electoral College: 306 grandi elettori a Trump, 227 a Hillary … leggi tutto

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