IN EVIDENZA Per la disuguaglianza non tutte le pandemie sono uguali (lavoce.info)

di Guido Alfani

Le pandemie del passato ci aiutano a capire 
quali potrebbero essere gli effetti 
redistributivi del Covid-19. 

È vero che la peste nera ridusse la disuguaglianza, ma in altri casi non è stato così. E dopo la spagnola povertà e disparità aumentarono.

Una prospettiva storica

Le conseguenze redistributive delle pandemie del passato sono state trattate in diversi studi recenti. Molti si sono concentrati sulla peste nera che nel 1347-1352 uccise la metà della popolazione dell’Europa e del Mediterraneo ed ebbe conseguenze economiche di primaria importanza, inclusa una duratura contrazione della disuguaglianza.

Si è quindi diffusa l’impressione che tutte le pandemie abbiano il potere di ridurre (brutalmente) le disparità. Tuttavia, le pestilenze successive non ebbero importanti effetti di livellamento, come si vide nella figura 1 che riporta, per l’Italia, la quota del 10 per cento più ricco della popolazione nel 1300-1800.

Nei cinque secoli, la peste nera fu l’unico evento capace d’innescare una fase di contrazione della disuguaglianza. Il 10 per cento più ricco della popolazione perse il controllo del 15-20 per cento della ricchezza complessiva, un livellamento duraturo visto che solo da metà Seicento la disuguaglianza tornò ai livelli pre-crisi.

La peste nera ridusse la disuguaglianza tramite due meccanismi principali. In primo luogo, la pandemia causò una scarsità di forza lavoro che diede maggior potere contrattuale agli strati poveri e favorì l’aumento dei salari reali. In secondo luogo, i grandi patrimoni si frammentarono per l’elevatissima mortalità nel contesto dei sistemi ereditari egalitari tipici di larga parte dell’Europa.

Molti, quindi, ereditarono più proprietà di quante non ne desiderassero e cercarono di venderle, comprimendo i prezzi e favorendo ulteriormente l’accesso alla proprietà di ampi strati della popolazione … leggi tutto

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