di Anthony Samrani, L’Orient-Le Jour, Libano (Traduzione di Francesco De Lellis)
Dopo che il 16 ottobre l’insegnante di scuola media Samuel Paty è stato decapitato da un rifugiato ceceno in una città della regione parigina,
in Francia si è aperta una profonda riflessione su come ridefinire il rapporto che la repubblica deve avere con l’islam. Il dibattito è ancora più vivace di quello seguito agli attentati alla redazione di Charlie Hebdo e a quelli del 13 novembre 2015 al Bataclan e in altri luoghi della capitale francese, forse a causa dell’accumulo di orrori, del simbolo preso di mira e dei fatti stessi: Paty, un insegnante di storia e geografia, è stato assassinato da un jihadista per aver mostrato delle caricature del profeta Maometto durante una lezione sulla libertà d’espressione.
Il docente, che per non urtare la loro sensibilità aveva proposto agli allievi musulmani non interessati all’argomento di uscire dall’aula, dopo la lezione aveva subìto pressioni da alcuni genitori, appoggiati da militanti integralisti.
Questa vicenda ha a che fare con qualcosa di estremamente delicato, perché mette in luce problemi diversi ma che in fin dei conti girano intorno alla questione della repubblica francese, della trasmissione della sua tradizione culturale in un contesto diverso da quello della fine del novecento e di cosa un popolo deve condividere per essere considerato una nazione.
Un dibattito che mette la Francia di fronte a se stessa, con la sua capacità unica al mondo di “fabbricare” dei cittadini e di difendere l’universalità del suo modello, ma anche con i limiti di questo modello nel comprendere, o addirittura accettare, tutto quello che non vi aderisce completamente.
Nell’animo di molti francesi sembra essere arrivato il momento del chiarimento. La stampa nazionale, solitamente più divisa su queste questioni, oggi critica all’unisono le tante rinunce che hanno portato a fare il gioco dell’islam radicale e chiede di difendere più che mai i princìpi e i valori della repubblica. Ma dato che il dibattito si svolge in un’atmosfera di grande turbamento e che temi tra loro collegati, ma pur sempre diversi, vengono affrontati da un’unica angolazione, la sensazione di confusione potrebbe aumentare.
La Francia dice di essere in guerra, ma non si è presa il tempo necessario per identificare chiaramente il nemico. E questo è grave, visto che tutti sono d’accordo nel dire che il nemico è in casa … leggi tutto