La misura che serve sugli Usa (corriere.it)

di  Paolo Mieli

Una volta insediato Biden e constatato che 
si è voltata pagina, 

sarebbe bene che la minaccia del «ritorno di Trump» non diventasse l’alibi per impedire che nel mondo dell’informazione statunitense (e non solo in esso) vengano riposte in qualche armadio le divise del giornalismo militante

Impeccabile. Perfetta. Inappuntabile. La decisione di Brian Williams, Shepard Smith, Jake Tapper, Lester Holt anchorman di Nbc, Cbs, Abc, Cnn (e altre reti televisive) di togliere la parola a Donald Trump nel momento in cui si accingeva a denunciare non provati brogli elettorali, è stata corretta sotto il profilo deontologico. Di più: è stata determinante per il disinnesco di un congegno incendiario che avrebbe potuto precipitare gli Stati Uniti nel baratro di una guerra civile.

Il fatto di esser stati costretti ad annoverare tra gli «eroi» televisivi di queste quattro giornate di novembre anche Bret Baier della Fox (la tv di Rupert Murdoch, fino all’altro ieri assai indulgente nei confronti di Trump) ha, però, innervosito i colleghi che avevano più titoli di lui in fatto di militanza avversa al Presidente Usa. Anche perché Baier non è stato il solo a dar prova di coraggio soltanto in extremis.

La columnist del Washington Post Margaret Sullivan ha ironizzato sul risveglio di cronisti e opinionisti i quali, solo quando è stato ben chiaro che Trump era stato sconfitto e non sarebbe stato in grado di vendicarsi, hanno tirato fuori gli artigli e, in qualche caso, hanno perfino ecceduto nelle manifestazioni di disappunto per i comportamenti tenuti dal Presidente degli Stati Uniti nei suoi ultimi attimi alla Casa Bianca. Càpita.

Ma forse — anche per i settori più intemperanti del mondo culturale e informativo statunitense — non ha molto senso compiere adesso una misurazione della «limpieza de sangre», verificare cioè a quando risalga e quale sia il tasso di purezza dell’ostilità dei loro pari al Presidente uscente. In primo luogo perché — ad essere onesti — non si può certo dire che il mondo dell’informazione a stelle e strisce nel suo complesso abbia peccato per servo encomio nei confronti di Trump.

Inoltre si presenterà presto l’occasione di verificare coerenza e buona fede di ognuno valutando la celerità nella rinuncia all’inseguimento dell’avversario sconfitto e prontezza nel passare al setaccio del «fact checking» ogni atto della nuova amministrazione. Con la stessa severità, s’intende, usata nei quattro anni appena trascorsi … leggi tutto

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