Boris Johnson chiude il Parlamento (doppiozero.com)

di Enrico Palandri

Una trentina di anni fa un tentativo di avere una costituzione scritta in Gran Bretagna, Charter 88, aveva raccolto sostenitori tra scrittori e intellettuali (Rushdie, McEwan, Emma Thompson e tanti altri). Neil Kinnock, l’allora leader del partito laburista, pur firmando il documento, lo aveva definito il frutto di un gruppo di piagnucolosi.

Le monarchie costituzionali nascono in Europa dai moti del 1848, la primavera dei popoli, che non c’è stata in Gran Bretagna. Il patto scritto tra il sovrano e il popolo è il fondamento di tutte le regole anche quando non ci sia più un re, è l’accordo tra il potere e il popolo. L’ultima crisi di governo italiana si è risolta in gran parte grazie alle tutele costituzionali della nostra Repubblica che ha resistito alla forza di Salvini che cercava di capitalizzare il consenso dei sondaggi in seguito alle elezioni europee, le sue posizioni eclatanti, le piazze, i rosari esibiti e via dicendo.

In Gran Bretagna non esiste una costituzione scritta: come per la legge che non ha codici penali, civili o amministrativi ma solo una secolare giurisprudenza, cioè l’accumulo di tutte le sentenze nella storia del paese, oggi Boris Johnson può compiere lo straordinario colpo di mano di sospendere i lavori del parlamento nel momento cruciale che precede la data del Brexit, il 31 ottobre, sottraendo quindi il tempo necessario a un dibattito sul comportamento del governo.

Ci sono sfide a questo modo di procedere che sono già in altri tribunali (un giudice in Irlanda del nord ha già iniziato a esaminare una richiesta di fermare questa procedura). Ma non c’è costituzione che protegga il parlamento … leggi tutto

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