Si inseguono, in questi giorni amari, eventi inattesi e imprevisti dai più pessimisti di noi (io sono fra questi).
Due esempi: il comunicato dell’ospedale S. Raffaele di Milano contro il suo primario di virologia professor Burioni, le dichiarazioni del facente funzioni di presidente della Calabria contro Gino Strada.
Si tratta di due lati della stessa medaglia e riguarda quel terribile fenomeno che si è innescato nel mondo occidentale, sottolineo occidentale, nei confronti del covid e non è il negazionismo , ma il riduttivismo, la minimizzazione del fenomeno che pure viene riconosciuto. Fenomeno sconosciuto in oriente, dove l’emergenza Covid sta passando e il ritorno alla normalità riguarda miliardi di persone non solo in Cina.
La linea del S. Raffaele, perno della sanità lombarda dal tempo di Formigoni, con inchieste e condanne giudiziarie incluse, è stata da aprile improntata alla minimizzazione delle conseguenze del coronavirus, e nell’insieme tutta la sanità privata della regione ha portato avanti questa posizione. Nella Lombardia espropriata da due decenni della sanità territoriale in nome dell’ospedalizzazione presso le strutture private un primario del S. Raffaele, il professor Zangrillo, dal 29 aprile sostiene che clinicamente il virus è morto.
Oggi, a metà novembre, l’Italia è al sesto posto al mondo per numero di vittime da coronavirus e i decessi crescono di ora in ora, entro un paio di giorni saranno quotidianamente più di mille.
I morti sono l’aspetto più vergognosamente ignorato da parte dei minimizzatori. Il comunicato ufficiale del S. Raffaele si permette di dire ai suoi medici – quasi tutti in realtà di altissimo livello professionale – che bisogna ricordare che ogni giorno in Italia muoiono 650 persone di cancro…eh già, ma il cancro non si attacca, non è un virus pandemico contro il quale puoi difenderti solo con comportamenti corretti, e fra quei malati che secondo certi ospedali affollano i pronto soccorso solo per il panico moltissimi sono malati oncologici in terapia, che giustamente se hanno una linea di febbre pensano al peggio. Perché loro fanno parte di quei “fragili” di fronte al virus che insieme agli over 70 rischiano molto facilmente di morire … leggi tutto