Maurizio Molinari ora che Trump ha perso le elezioni ha scoperto che Putin si potrebbe rafforzare in Libia e in Africa. Ma va?
A Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, va riconosciuto di essere un appassionato di politica estera, cosa alquanto rara nel provinciale panorama della comunicazione e dell’informazione nostrane. Ha fatto il corrisponde diplomatico presso la Farnesina, poi negli Usa è stato corrispondente de La Stampa e infine in Israele.
Ha scritto libri, e non ha mai nascosto, gliene va dato atto, quali siano i capisaldi del suo pensiero in materia di geopolitica: un marcato filoatlantismo, un sostegno senza se e senza ma a Israele, e una diffidenza strutturata verso l’islam politico, declinato in ogni sua sfaccettatura.
Ora che la presidenza Trump si avvia ad un turbolento ma liberatorio tramonto, Molinari lancia un grido d’allarme indirizzato oltre Oceano piuttosto che alla vicina Farnesina, dove è di stanza un improbabile ministro degli Esteri. “Se Putin prende la Libia”. E’ il titolo del suo editoriale. Con il sommario che recita: con l’America distratta dalle elezioni e l’Europa a difendersi dal virus, la Russia dispiega ingenti forze in Cirenaica. Sotto gli occhi di Italia e Francia”.
La scoperta dell’acqua calda
“Il protagonista nel Mediterraneo – scrive il direttore – è Vladimir Putin che con una serie di mosse, abili e silenziose, sta mettendo in atto un piano per ipotecare il controllo della Libia e rafforzare la proiezione in Africa”.
Ce n’è voluto del tempo per accorgersene. E’ dalla “pax siriana” che “Zar Vladimir” è il player centrale della partita che si sta giocando nel Grande Medio Oriente. E lo è diventato con mosse certamente abili ma che siano state “silenziose”, beh questo è un azzardo semantico.
Perché le bombe sganciate a tonnellate in Siria dai caccia russi hanno contribuito a tenere a galla, e in vita, il “macellaio di Damasco”, al secolo Bashar al-Assad, rais siriano nelle mani di Putin e dei pasdaran iraniani. Il rumore di quelle bombe, che hanno provocato migliaia di morti tra la popolazione civile siriana, è stato assordante, ma l’imbelle Europa e l’uomo della Casa Bianca hanno fatto finta di non sentirle, così come la disperazione di una moltitudine di disperati che da città e villaggi bombardati dai russi hanno provato a fuggire.
E cosa c’è di “silenzioso”, nell’azione sul terreno dei mercenari della “Wagner”, agenzia privata di collocamento di miliziani il cui padrone è un amico di Putin, che in Libia hanno supportato l’azione dell’autoproclamato esercito nazionale libico (Lna) al servizio di un altro burattino manovrato dallo “Zar”: il generale Khalifa Haftar … leggi tutto