La matematica creativa del ministro degli Esteri.
«… se oggi abbiamo scongiurato circa 2 milioni di licenziamenti è grazie al decreto dignità, con cui abbiamo convertito il 300% di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato».
Così ha scritto su Facebook Luigi Di Maio, già ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, e il curriculum è utile per inquadrare la vastità del problema. Possiamo presumere che volesse dire qualcosa d’altro, ma non sappiamo che cosa, poiché convertire il 300% dei contratti da tempo determinato a tempo determinato è operazione impossibile, almeno secondo le leggi che governano questo universo.
I contratti possono essere convertiti in una forchetta che va dallo zero al cento per cento, e tutti i numeri che stanno in mezzo: non ne converti nessuno, ne converti alcuni, li converti tutti. Invece, secondo la rivendicazione di Di Maio, e probabilmente nell’ambito della sconfitta della povertà, il governo parzialmente stellato ne ha convertiti in un numero maggiore del totale: ha preso cento lavoratori precari e li ha convertiti in trecento lavoratori con posto fisso.
L’unico precedente nella storia dell’umanità è rintracciabile nei Vangeli, quando Gesù Cristo moltiplicò i pani e i pesci. Roba da dilettanti, prima di Di Maio.